sabato 6 aprile 2013
​ In questo momento di instabilità, quando siamo tutti ripiegati su noi stessi e sulla nostra vita di ogni giorno, quello che sembra essere il risultato più grave è il disinteresse che aumenta nella popolazione verso i fatti della politica. Assistere a una lotta personale fra i rappresentanti di vari partiti fa male a chi aveva sempre immaginato che fosse loro compito primario perseguire il bene di tutti. Si sente parlare da ogni parte di rinnovamento, ma fino a ora non se ne vede il progetto, tanto meno un inizio di collaborazione. E tutto questo peggiorato ogni giorno da accuse di disonestà, di imbrogli e di scoperte a danno della nostra credibilità anche nel giudizio e nell’opinione degli altri Paesi. Come credere d’ora in poi alle promesse, alla buona volontà, alla serietà personale di chi dovrebbe essere rappresentante di ognuno di noi in un Parlamento e in un Governo che non ha ancora trovato motivo di lavorare uno accanto all’altro in nome del bene pubblico? Quando in un film si ripetono troppo spesso situazioni negative o già viste, cambiamo canale. Ma qui dove è la possibilità di cambiare canale quando non siamo d’accordo su questo sistema di promuovere il proprio bene personale da parte di chi è stato eletto per migliorare la vita degli altri? Dove è il sistema democratico che ci ha salvato da tanti pericoli nei primi anni della repubblica se un voto che oggi voleva essere di protesta si presenta anch’esso senza un progetto per un futuro possibile e costruttivo? Allora ci viene presentata come unica possibilità di fuga, il ricorrere di nuovo al voto come se non ci fosse l’eventualità negativa di ritornare alle stesse condizioni di oggi. Tutto questo a meno che non si presenti una situazione economicamente traumatica tale da spingere il mondo politico a una indiscutibile e reale chiarezza di posizioni. Rinnovare non significa gettare via, ma migliorare dall’interno, fare esami di coscienza e affrontare con misura nuove collaborazioni. Dare possibilità al mondo giovane di avere una preparazione sociale e politica sulla base di uno studio serio e di una onestà personale sicura. Verrebbe da rileggere alcune pagine scritte da De Gasperi nel 1943 alle quali volle mettere il titolo di «Testamento politico», quando si trattava di delineare le vie della ricostruzione e della libertà. Ne trascrivo poche righe: «L’opera di rinnovamento fallirà se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini interessati, pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune, e la democrazia politica sarà una parola vana se gli uomini che se ne fanno sostenitori non si sentiranno legati dalle ferree leggi della solidarietà che derivano dalla morale e dall’onore».
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