sabato 25 giugno 2016
Sui banchi di scuola pavesi, nei giorni scorsi sedeva, tra le migliaia di studenti impegnati negli esami, anche Samba. Viene dal Mali, ha vent'anni e da due è uno dei profughi ospitati presso la parrocchia della Sacra Famiglia. Sorride poco, Samba, ma l'altro giorno ha fatto un'eccezione perché ha concluso gli orali con i complimenti dei professori. Avrà il tanto desiderato e sudato diploma di terza media, dopo un anno di lezioni serali. Le sue giornate sono faticose. Alla mattina – estate e inverno – sveglia alle cinque per raggiungere in bicicletta il mercato cittadino e scaricare centinaia di scatole di scarpe per guadagnare i soldi necessari ad acquistare libri e quaderni. Nel suo Paese era un bravo muratore. Poi alle otto partenza per un corso che gli darà la qualifica di manutentore stradale e la speranza di trovare un lavoro. Nel pomeriggio tempo per studiare e fare i compiti, superando le difficoltà di misurarsi con matematica, scienze, inglese e italiano. Alle sei di sera le lezioni a scuola. E all'imbrunire tanta stanchezza, a volte persino niente cena per il troppo sonno. E ora? Samba sogna di prendere la patente, per avere più possibilità di trovare lavoro. Ma soprattutto aspetta con ansia l'udienza in tribunale, a luglio, in cui si deciderà sul suo permesso di soggiorno dopo le proroghe per motivi di salute. Samba infatti ha avuto un'epatite acuta, che ancora oggi lo costringe a controlli frequenti e a medicine da assumere quotidianamente. Samba ha sorriso solo per un giorno. Poi di nuovo la paura del tribunale, di un «no» che spegnerebbe i suoi sogni.
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