martedì 3 dicembre 2013
Mi pare bellissimo che fedeli di tre religioni diverse si sentano uniti nel credere in un unico, stesso Dio; e che giungano a pregarlo insieme. Fa bene al cuore questa concordia religiosa fondamentale; ed è consolante, per il resto, la reciproca tolleranza. Ma talvolta fra monoteisti la tolleranza manca. Succede quando si vogliono imporre le regole della propria religione come leggi dello Stato. Così risulta offesa non solo la convivenza civile, nei diritti di libertà di ciascuno, ma innanzi tutto la religione. Il Dio del primo comandamento vuole essere riconosciuto e adorato dalle anime per loro scelta, non per costrizione. Ogni precetto religioso è mistificato, profanato nella più autentica essenza, se lo si impone fuori dal suo ordine, come norma generale per credenti e no: se lo si confonde con gli atti della discrezionalità politica. Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio serve innanzi tutto Dio, e solo dopo Cesare. È ovvio poi che la fede religiosa esige coerenza di comportamenti: per esempio chi da cristiano si sente in debito d'amore verso il prossimo non può che essere, da cittadino, difensore dell'uguaglianza e della giustizia. Ma si tratta di due piani diversi: ciascuno con una propria autonomia, una propria logica e propri strumenti.
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