domenica 4 maggio 2008
«Non ho capito bene " scrive Corrado Augias (La Repubblica, martedì 29 aprile) " perché il cadavere di padre Pio sia stato tirato fuori dalla tomba». La cosa non desta meraviglia. «Forse è colpa mia», aggiunge e siamo in molti d'accordo. Del resto neanche Claudio Magris (Corriere della sera, 16/4) l'ha capito e neppure Massimo Gramellini (La Stampa, 24/4). Eppure molte spiegazioni sono state date anche su giornali "laici", per esempio sul Corriere della sera (25/4) da Vittorio Messori, e su Libero (23/4) da Antonio Socci. Queste spiegazioni, che ad Augias, come lui scrive, «possono essere sfuggite», parlavano del «sano materialismo» del cristianesimo, «religione di carne e di sangue». Piuttosto che di materialismo io parlerei di corporeità della fede cristiana scaturita dal corpo piagato, oltraggiato e ucciso di Gesù. Augias, insomma, si fa spiritualista e dimentica (o ignora?) che il corpo è, per i cristiani, tempio dello Spirito Santo; che con il corpo si vive e ci si salva; che il cristianesimo, fede umana come nessun'altra, è anche la religione dei "segni" (la liturgia, i sacramenti). Invece coglie l'occasione per definire «il culto di padre Pio un affare serio e lucroso», vecchia e stupida malignità nello stile dell'Asino (mi riferisco al famoso settimanale satirico anticlericale di Guido Podrecca, pubblicato con questa testata negli anni a cavallo del XIX e XX secolo). Gramellini, poi, paragona l'ostensione della salma di San Pio alla «esibizione del corpo» nella nostra attuale «civiltà dell'immagine»: i corpi, per esempio, delle «vallette televisive», della pubblicità, dell'industria dei cosmetici, del mercato nelle strade della prostituzione... E dimenticano entrambi la differenza essenziale tra questi corpi, destinati come tali a morire, e i corpi dei credenti salvati nel nome di Cristo e destinati, invece, a risorgere a vita eterna.

ABORTI E REAZIONI
Una donna scrive al Presidente della Repubblica per chiedere aiuto (Repubblica, 30 aprile): «Solo 1300 euro al mese, ho deciso di abortire». Reazione di Libero (giovedì 1): «Se 1300 euro sono pochi per un figlio [...] È solo un esempio di moderno egoismo, elevato in modo (aggettivo censurato) a metafora di una generazione». Può anche darsi che sia così, ma qui ci sono un bambino da salvare dalla morte e sua madre da una tragedia di vita. E limitarsi a un giudizio è come condannare quel bambino a morte. Reazione del Moige: lo Stato spende dai 5 ai 10mila euro per ogni aborto; li dia alle madri per non farle abortire. Se ne può discutere, ma è difficilmente possibile e poi, dum Romae consulitur... abortus perficitur, mentre si discute, l'aborto è bell'e fatto. Reazione del Movimento per la vita: subito alla madre un "Progetto Gemma" (un sussidio di 2.880 euro complessivi per 18 mesi).

DELICATEZZE "LAICHE"
«Un'ultima cena prima dell'addio», quello «definitivo», cioè della morte: «Così, per chiudere in bellezza. Con una coppa di champagne o di tè verde». È un'inchiesta fatta in Spagna da El Pais Semanale e riportata da La Stampa (29 aprile) con il titolo «In tavola per l'ultima cena». Invece sul Corriere della sera (giovedì 1) la mini-rubrica di Beppe Severgnini, altre volte garbato: «Fini nel giorno dell'investitura: "Sono un capricorno". Anche Gesù, eppure ha avuto i suoi problemi». Delicatezze da stampa "laica".
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