sabato 13 marzo 2010
La posizione dei cattolici nei confronti del Risorgimento italiano, spente ormai le antiche polemiche, è rimasto un argomento di studio e di riflessione. In questo contesto e non per risollevare discussioni sul problema, mi piace far riflettere qualche lettore su una pagina scritta a mano da mio padre sul tema. Non ho in realtà riscontrato un diverso uso di queste pagine in altri scritti o in uno dei suoi molteplici discorsi. È questo il testo che potrebbe anche diventare un buon argomento per una tesi di laurea. «Mi pare difficile - scrive De Gasperi - parlare dei "cattolici" sic et simpliciter. I "cattolici", cioè coloro che credevano d'interpretare le direttive della Chiesa, nelle varie fasi del Risorgimento furono divisi, in Italia, come altrove. Direi piuttosto: contributo di cattolici. E qui comparirebbero i neoguelfi, i cattolici liberali, i cattolici democratici. Nomi grossi, nomi famosi, Tommaseo, Rosmini, Cesare Balbo, Cantù, Capponi, Manzoni, Ventura, Gioberti eccetera. Sarebbe bene che si facesse una pubblicazione al riguardo, una specie di antologia delle pagine più storicamente notevoli. Inutile, anzi dannoso ravvivare le polemiche antiche, ma dimostrare quanto di cattolico, cioè di aderente ai nostri principi, ci fosse nei movimenti di allora; sarebbe giovevole e, vorrei dire, doveroso in confronto a certa storiografia monopolista. Se su questo sfondo si facesse campeggiare l'opera dei cattolici durante l'ultima lotta per la libertà nazionale, saremmo sempre sullo stesso filone. E se si ricordasse al mondo che da Torino s'imbarcarono per il mondo intero i Salesiani, che a Torino si sviluppa l'opera caritativa massima del cattolicesimo, il Cottolengo. Se si facessero rivivere nell'immagine e nei libri le opere di educazione, di assistenza, di riforma che costituiscono il Risorgimento politico, ecco un meraviglioso contributo alla realtà storica del nostro divenire nazionale. L'apostolato nelle comunità americane e in genere nelle terre di missione è come l'espansione della nostra forza migratoria, sviluppata dal movimento unitario, ed è sempre duplice: lavoro e cultura. Avrei solo un consiglio da dare: questa impresa commemorativa dovrebbe essere qualitativa. Scegliere il meglio e proiettare su alcuni punti fondamentali la luce trionfale della verità». Il tema posto in questo modo tanti anni fa, potrebbe diventare interessante per qualche studioso anche oggi che dimostriamo di essere così incerti sulle feste da intraprendere per la ricorrenza della nostra Unità.
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