sabato 11 febbraio 2017
«Undici febbraio, la Conciliazione» era scritto sul diario delle scuole elementari riguardo al febbraio 1929. Mio padre ne racconta le prime impressioni a don Simone Weber, priore di San Martino di Trento e direttore del giornale "La Voce Cattolica". «Sul "Messaggero" – egli scrive – a commento del grande fatto il direttore incomincia con: "Cattolici e italiani". Il nostro classico inizio di una volta... Mi ha fatto venire il pensiero di sfogarmi un poco con Lei. Anche nella miserabile realtà quotidiana è come nella realtà dei simboli: i cocchi dei trionfatori passano, schizzando fango sui travolti che stentano a salvarsi agli angoli della via». Si trattava della firma tra lo Stato fascista di Mussolini col Vaticano di cui De Gasperi pur riconoscendone i vantaggi del momento, teme perché possa nuocere alla Chiesa. La sua sofferenza è profonda. E riferendosi alla storia ricorda Pio VII quando fece il concordato con Bonaparte, poi Leone XIII che per la pace fece Cavaliere di Cristo Bismarck sopra gli interessi dei suoi vescovi. «Credo che anche oggi ti fronte a Mussolini che picchiava forte alla porta di bronzo, il Papa non poteva non aprire... il pericolo è nella politica concordataria. Ne verrà una compromissione della Chiesa. Io spero che le esperienze di Pio IX con il liberalismo freneranno certi entusiasmi di fronte al fascismo in, modo che il popolo distingua tra fascismo e cattolicesimo... E questa sera al Palazzo Colonna qualcuno crederà riaprire le porte dei secoli in cui si intrecciavano lo scettro e il pastorale. Ma la realtà del secolo XX non tarderà a farsi sentire, le grandi masse ricompariranno dietro lo scenario. Auguriamoci che gli uomini di Chiesa non le perdano mai di vista». Così per mio padre ebbero inizio i molti anni di vita difficile, ma illuminata da una fede coraggiosa quando all'amico sacerdote scriveva: «il Signore vuole la mia umiliazione ma quando riconosco la mia impotenza mi stende la mano e mi risolleva». Chiedo scusa al lettore se l'ho trascinato tanto lontano dalla storia di oggi, ma nel rileggere le lettere di mio padre mi è sembrato di sentire le parole degli antichi profeti, non ascoltati nel loro presente quando avevano la speranza e la possibilità di risparmiare al proprio popolo più gravi sventure, ma riconosciuti nella realtà delle loro profezie quando il tempo era già passato.
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