domenica 22 aprile 2018
Mi mancano le telefonate del lunedì mattina, quelle in cui il "Cina" Bonizzoni, concludeva affettuosamente «Max, che bestia che sei!». A nominarlo il "Cina" sul campo, era stato Gianni Brera: «Diceva che avevo occhi da cinese», ricordava il mister che conquistò lo scudetto del Milan, stagione 1957-'58. Nel cassetto dei ricordi conservava tutti i taccuini e i libri di tattica che ne fecero il più apprezzato e il più umano dei "professori" all'università del calcio di Coverciano. Il suo vanto più grande, peraltro mai sbandierato, aver allenato quattro ct azzurri: Cesare Maldini, Valcareggi, Trapattoni e Zoff. Erano i suoi ragazzi. A loro voleva bene quasi come a Guglielmo, il figlio morto troppo presto. «Sopravvivere ai figli è il dolore più grande», disse piangendo e indicandomi l'immaginetta di Padre Pio. «L'ho conosciuto sai, quando allenavo il Foggia». Si commuoveva spesso il "Cina", quando parlava della moglie, l'amata Erminia, o se parlava del suo pupillo, "Pepe" Schiaffino, al quale come a tutti i suoi ragazzi, ha sempre dato del lei. «Era per farli sentire dei signori importanti e non dei semplici giocatori», mi spiegava mentre rileggevamo le lettere di Schiaffino spedite dall'Uruguay. «Quando smise di scrivere con puntualità, allora ho capito... il Pepe se ne stava andando da questa terra». Prima di andarsene il "Cina", un lunedì mi chiamò, era per dirmi soltanto: «Stammi vicino, e ricordati di volermi sempre bene».
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