venerdì 8 novembre 2002
Il centopiedi visse felice fino a quando il rospo gli chiese scherzando: «Spiegami un po': quale gamba muovi prima e quale dopo?». E così lo mise in tale confusione che il centopiedi rimase bloccato nel fosso, riflettendo su quale dovesse essere il metodo per camminare. Nei riquadri che costellano le pagine di una rivista americana m'imbatto in questa parabola attribuita a un tale Edmund Craster che francamente non so chi sia. Due e antitetiche sono le considerazioni che fioriscono da questo apologo. Da un lato, c'è il rischio dell'immobilità se ci si lascia prendere dai dubbi, dagli scrupoli, dagli eccessi di verifica. La riflessione può, infatti, "incartarsi" su se stessa e penso che tutti conosciamo delle persone che sono ferreamente indecise a tutto. È un comportamento che conduce all'inerzia e, per qualche aspetto, è un rischio che affiora nella vita di ogni persona. Combattuta la tentazione del rospo che blocca il centopiedi con la riflessione, bisogna d'altro lato segnalare il difetto opposto, quello del decisionismo implacabile, un atteggiamento molto esaltato ai nostri giorni fino al punto di diventare una virtù politica e sociale. In realtà, la storia è lastricata dai danni perpetrati da questi irruenti operatori, convinti che ogni riflessione sia vana e vacua, ogni remora un peso insopportabile, ogni ragione contraria un'ottusa reazione alle proprie capacità. L'ideale, allora, è uno solo e coniuga entrambe le dimensioni: riflettere e agire, in pacata armonia.
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