domenica 21 marzo 2010
Sul celibato ecclesiastico Hans Küng e Vito Mancuso alzano il tiro e sparano in batteria (Repubblica, giovedì 18). Il primo si ripete, ma ora mira direttamente al Papa: «Ratzinger reciti il mea culpa sulla pedofilia», perché «ignora il messaggio biblico che consente espressamente il matrimonio ai titolari di cariche ecclesiastiche». Si attende citazione, prego. Il secondo pare aver letto Augias ed essersi messo alla sua scuola. Quest'ultimo, infatti, l'altra settimana aveva scritto che «il celibato dei preti non ha nulla di teologico né di evangelico». Ora, a otto giorni di distanza, Mancuso opina che la creazione sia «una scena mitica mai avvenuta», ma che, non ostante ciò, il comando di Dio di diventare una sola carne costituisca una specie di imperativo categorico totalizzante, giacché un detto rabbinico recita: «Il celibe diminuisce l'immagine di Dio». Dunque «il celibato non è "santo"» come afferma Benedetto XVI, «non è neppure una grazia, ma una disgrazia». Lo faccia sapere al povero Küng, che è celibe! E che dire di San Paolo, il quale ai Corinzi scriveva: «È cosa buona per l'uomo non toccare donna, vorrei che tutti fossero come me»? È frutto delle sue convinzione escatologiche: «Il tempo ormai si è fatto breve», non vale la pena maritarsi. Come a Küng, anche al distratto Mancuso converrà ricordare la verginità perenne di Maria e quella di Gesù, che, pur andando alle feste di nozze e fornendo ad esse il vino, condannando il divorzio e avendo compassione delle adultere, nelle parabole parlava delle vergini e, a proposito del matrimonio, ricordò che «vi sono alcuni che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli». Serve altro, dotto'? Sì: perché Küng, Mancuso & C. se la prendono con il solo celibato sacerdotale, ma non con quello monacale maschile e femminile? Dicono che questo è una libera scelta. Ma anche farsi prete è libera scelta e anche per monaci e monache celibato e nubilato sono un obbligo.

ESTRANEE LE OPERE?
Nel frattempo Augias continua a fare la sua parte. Rispondendo a una lettera (Repubblica, giovedì 18) scrive che «c'è contrasto tra la "Fede" e le "Opere"» e si appella a «Paolo di Tarso, decisamente dalla parte della Fede come poi sarà Lutero». Forse perché, se «la Fede ognuno la nutre in cuor suo» (ma questo in Paolo non c'è scritto), le Opere sono estranee all'uomo? Augias, in ogni modo, non spiega come ci possa essere vera fede senza le conseguenti opere coerenti, anche se ormai, sul significato di "sola fides" cattolici e luterani si sono ritrovati. Ricorda, invece, che i greci Crizia (sofista, V sec. a.C.) e Polibio (storico, III e II sec.), sostennero che «gli dèi furono inventati per costringere gli uomini a comportamenti morali» e per «tenere a freno le passioni delle masse». Poco serio tentare di contestare la fede in Cristo con argomenti pagani.

ABBANDONO DI MINORI
Ormai ricorrere contro la Legge 40 è quasi una moda. Non ostante le ultime bocciature, «sei coppie " annuncia Gioia " sono pronte a fare ricorso contro il divieto di fecondazione eterologa». C'è un particolare che, in questa materia, viene sempre trascurato: con la fecondazione adulterina (tale è quella eterologa) si realizza il reato di abbandono di minore: se nascerà, sarà come orfano per metà; se non nascerà, resterà abbandonato fino alla morte in un gelido bidone di azoto liquido.
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