martedì 21 ottobre 2003
Sono veramente i sogni/ delle nostre speranze/ più che dell'avvenir vane sembianze,/ immagini del dì guaste e corrotte/ dall'ombra della notte. Pensiamo cosa ha ricamato la psicanalisi, a partire da Freud, sui sogni. La loro polvere dorata ci resta attaccata alle dita, come quando si afferra e poi ci si lascia sfuggire una farfalla. I sogni - si dice nei versi che ho citato dal Pastor fido, dramma del poeta ferrarese Battista Guarini (1590), versi suggeriti da un lettore della città estense - sono "vane sembianze" dei nostri desideri e delle nostre attese, non misteriose prefigurazioni del futuro. In questo senso essi sono pascolo per analisi del nostro inconscio, mentre è solo per gli allocchi che possono diventare terreno di esercizio di maghi e ciarlatani. Non per nulla nelle lingue si sono coniati giochi di parole del tipo Songes mensonges, in francese "i sogni sono menzogne", o Träume Schäume, in tedesco "i sogni sono schiume". Noi, però, vorremmo portare la riflessione su un'altra dimensione, quella della delusione, frutto dell'illusione. Lo stesso nostro lettore, persona certamente colta, ci propone una frase dello scrittore greco Luciano il quale citava questo detto: «Il nostro tesoro si è rivelato carbone». Il pensiero corre al carbone che è messo - secondo la tradizione - dalla Befana nella calza dei bambini cattivi. Il simbolo è, comunque, chiaro: dobbiamo essere pronti nella vita alla disillusione. Abbiamo coltivato il sogno del successo e ci siamo forse trovati con un pugno di mosche in mano. Ebbene, bisogna avere il coraggio di riprendere il cammino della vita con realismo e fedeltà, consapevoli della fragilità delle nostre speranze e del fatto che non è quaggiù che si celebra sempre la vittoria della giustizia e del merito.
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