venerdì 28 marzo 2014
Con Papa Francesco la cristianità, unico bastone fra le ruote della non del tutto anonima finanza, subirà forse il massimo della persecuzione; sarà la calunnia, il vecchio grimaldello o la giustizia estorsiva. Tuttavia il tam tam etico, di povero con coraggio in povero con coraggio farà «il giro del mondo in 80 giorni», provocando il capogiro ai malvagioni che tirano la cavezza dell'informazione pronta a rincitrullirci. Il dichiararsi del pontefice, quotidianamente, vicino ai poveri, fa di questo un principio non negoziabile. È come avere diserbato il linguaggio dalla cautela e dalla reticenza per far trasparire il sì, sì e no, no, così naturale nella bocca dei puliti. Con l'arrivo di Francesco, il linguaggio pleonastico è diventato di colpo stucchevole e non sopportato. Certo temo i voltagabbana, quelli sempre pronti a riposizionarsi per non perdere la poltroncina. I tanti scriventi od oratori con la molletta al naso, la toglieranno, i molti Proust diventeranno Hemingway, le mani di fata si nasconderanno nelle tasche e magari, come diceva Turoldo, ogni monastero avrà un poeta. Sembra, finalmente, che ci sia più bisogno di verità che di diplomazia. Forse persino gli Stati, spesso di gelatina, saranno costretti a risorgere, come la cultura, pensionata oramai.
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