giovedì 12 aprile 2018
«Ai miei tempi se un attaccante prendeva una botta dal terzino, rimaneva in piedi, perché era umiliante cadere a terra. Tuffarsi poi... inammissibile». Questo è il pensiero forte e condiviso dalla generazione dei calciatori degli anni 60-70. Poi, nei vuoti anni 80 hanno cominciato a crescere generazioni di simulatori, di tuffatori di campo che sono arrivati fino ai giorni nostri. Il motto è solo uno: «Vincere sempre e a ogni costo». Perciò sono ammesse tutte le bassezze più o meno regolamentari. L'importante è farla franca, non essere visti dall'arbitro e ultimamente anche dall'occhio del falco tecnologico (spesso più miope di quello umano) del Var. Ma a noi - quattro amici al Bar Sport - piacciono ancora quelli che giocano senza trucchi e senza inganni, anche quando perdono o subiscono un gol come quello che ha preso Gianluca Crittino. Chi è? Un ragazzino del Borgovercelli che a 8 anni ha già capito il senso vero del gioco del calcio e potrebbe insegnarlo a quei professionisti che sono pagati milioni purtroppo anche per tuffarsi, pur non essendo portieri, come Gianluca. Il piccolo Crittino ha preso un gol che l'arbitro ha deciso di annullare, ma lui, prima che la palla tornasse al centro lo ha fermato: «Guardi, arbitro, che il gol è regolare. Glielo garantisco io che gioco in porta». Garantisce Gianluca che gioca bene in porta, ma che saprà giocare ancora meglio nella vita.
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