giovedì 25 settembre 2014
«Ho confessato un ladro e l'ho assolto senza incertezze»: recente qui (21/9) don Giancarlo Conte al Direttore a proposito di un «disoccupato, moglie malata e tre figli a carico», che si accusava di aver rubato poco pane, pasta e latte dai supermercati. Risposta: approvazione e ringraziamento «per l'aiuto» a capire «meglio la verità divina e umana che la Chiesa custodisce (e) la misericordia». Perfetto, e va colta l'occasione per ricordare il fulminante testo del Concilio (Gaudium et Spes, n. 69 e nota): «Nella estrema necessità vale il principio che tutte le cose sono comuni, e cioè debbono essere messe in comune». Si cita poi anche San Tommaso, "Dottore angelico" che qui parla di cose terrene con la forza della ragione, ma va ricordato che sul tema molti Padri della Chiesa – cioè i Santi e teologi dei primi 5 secoli – hanno pagine che ci appaiono incendiarie: sul pane avanzato a tavola, ed «è dell'affamato», sul vestito che tieni nell'armadio, ed «è del vicino che non può coprirsi» ecc… Allarme sociale? Sì, non per spaventare i poveri, bensì per convertire i ricchi egoisti, noi compresi. Perciò Francesco: «Non si può servire a Dio e al denaro! E questo non è comunismo. È Vangelo puro!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI