mercoledì 26 marzo 2014
Bigiu di Salerano era un uomo dall'intelligenza diversa e comunque inespressa. Emetteva qualche suono ma non delle vere e proprie parole. Si sa che viveva con una sorella, niente di più. Gli mancava una gamba che aveva sostituito con un paletto, fissato al corpo chissà come. Questa protesi era un fai da te, con un ramo robusto di un pioppo generoso, ramo che di tanto in tanto veniva sostituito, man mano che l'estremo rivolto al suolo si andava sfilacciando. Questa strana gamba era avvolta in un sacco di iuta che la abbigliava. Bigiu rammentava, in silenzio, John Silver, pirata finto cuoco nella spedizione dell'isola del tesoro di Robert Luis Stevenson. Ogni giorno percorreva, con una andatura che era un vero miracolo, non meno di una decina di chilometri in cerca di cibo. Lo seguiva una coda di ragazzacci che lo canzonava. Allora Bigiu poteva anche assestare delle bastonate pericolose. Gli lanciavano, i suoi «benefattori», dei pezzetti di pane, direttamente alla bocca, come si fa con i cani; lui addentava al volo, ridendo e masticando. Pare che al ritorno a casa, per comprendere se era sazio o no, la sorella gli palpasse lo stomaco. Ho spesso immaginato che quei tozzi di pane fossero una terrena eucaristia della quale Bigiu era il più degno e forse non solo lì.
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