venerdì 26 aprile 2019

Negli ultimi anni si è assistito alla crescita dell’attenzione verso la centralità della persona all’interno di qualsiasi processo lavorativo. In ogni settore, livello e funzione, la possibilità di "godere" dell’apporto di una persona motivata e competente diventa per l’impresa un asset tangibile che contribuisce in modo determinante alla creazione del valore economico. Paradossalmente ci si è soffermati poco a capire se questo riguarda anche chi governa l’impresa – manager o imprenditore che sia – nonostante alcune ricerche abbiano posto al centro proprio i tratti distintivi dell’imprenditore, la sua personalità e i suoi valori nell’attuazione di una leadership efficace. Oggi con Maria Teresa Brassiolo desidero parlare proprio di questo connubio perché in lei è impossibile disgiungere la persona dall’imprenditrice o dai ruoli di responsabilità che ha ricoperto negli anni. «È vero – racconta Maria Teresa – se penso a tutte le scelte che ho fatto nella mia carriera mi rendo conto che sono sempre stata guidata da alcuni valori che vedevo incarnati già nella mia famiglia. L’esempio di mia nonna in particolare mi ha regalato la consapevolezza del ruolo determinante che ognuno di noi ha in famiglia, ma può avere anche nella società, e di come questa responsabilità vada sempre esercitata al meglio per dare un contributo fattivo alla collettività. Nel contempo ho sempre anche cercato di unire questo senso di responsabilità, che talvolta diventa spirito di sacrifico, con la capacità di sviluppare progetti e attività che fossero vicini alle mie aspirazioni e che sapevo di poter fare bene e con piacere. Da ultimo ho sempre cercato di mettermi a disposizione per il "bene comune" e il futuro del Paese perché credo che molti di noi abbiano ricevuto molto dalla vita ed è giusto ridare ad altri qualcosa di quel bene». Nella storia di Maria Teresa questi principi, che so animano anche oggi ogni sua scelta, si sono incarnati in tante iniziative: l’orientamento al bene è contagioso e può muoversi verso mille direzioni. «Se guardo alla mia esperienza vedo delle scelte fatte per rispondere ad esigenze contingenti ma sempre coerenti con i valori di fondo. Penso ad esempio a quando nel 2001, dopo 20 anni di lavoro in un altro settore, abbiamo dato vita a Cartonspecialist, spinti dal desiderio di dare il nostro contributo allo sviluppo della sostenibilità ambientale. Sono molto legata alla cultura della montagna e questo ci ha sempre spinti a non sprecare risorse e a rendere "circolare" l’economia, anche domestica. Così è nato il marchio registrato "Biopap", con cui produciamo contenitori alimentari per freezer e forno totalmente compostabili, biodegradabili e riciclabili. Oggi Cartonspecialist esporta in tutto il mondo, contribuendo a creare filiere produttive a livello internazionale; abbiamo costruito una sede totalmente ecosostenibile e dato vita al nostro interno a pratiche di welfare molto attente alle persone». So però che altre, e molto importanti, sono state le "imprese sociali" a cui ha dato vita e vorrei le ricordasse. «Quella a cui tengo maggiormente è la creazione della filiale italiana di "Transparency Intenational" di cui sono stata presidente per 20 anni. Con Transparency abbiamo fatto delle battaglie importanti a livello governativo e locale con l’intento di far capire che la corruzione è un male che può essere combattuto ed estirpato. Grazie a questo lavoro capillare abbiamo sostenuto numerose iniziative, anche parlamentari, come il decreto legislativo 231/2001, imperniato sulla responsabilità amministrativa dell’azienda o la legge 190, dedicata alla PA. Per promuovere la legalità abbiamo lavorato nelle scuole e promosso attività nei comuni, come è accaduto a Milano con tutti i sindaci che si sono succeduti. E proprio questa vicinanza mi ha portata a ricoprire da esterna delle cariche politiche nelle quali ho cercato di portare sempre la mia esperienza d’impresa e di persona tesa al bene della collettività». Gli economisti italiani dell’800 sostenevano che «è impossibile essere felici da soli» e questo è il pensiero che mi accompagna mentre lascio l’azienda e riassaporo le sue parole.

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