mercoledì 11 maggio 2016
Con un titolo che anticipa quelli dei film di Lina Wertmuller, Carlo Emilio Gadda, misogino e introflesso, diede sfogo alla sua repulsione per Ugo Foscolo, sciupafemmine e spaccone, in un testo radiofonico del 1958 appunto intitolato Il Guerriero, l'Amazzone, lo Spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo. Dove il Guerriero è Napoleone, altra bestia nera di Gadda (lo chiamava «il Nano») e l'Amazzone è la Luigia Pallavicini, alla caduta da cavallo della quale Foscolo dedicò l'ode famosa («Foscolo dedicò l'ode famosa»: m'è venuto un endecasillabo preterintenzionale).L'exploit radiofonico fu pubblicato l'anno dopo su Paragone, e nel 1967 fu rappresentato dalla Compagnia del Porcospino (Bonacelli, Montagna, Barilli, regia di Sandro Rossi), con ottimo successo (50 repliche). Adesso Il Guerriero, l'Amazzone... eccetera è pubblicato da Adelphi, a cura di Claudio Vela, con un apparato critico mozzafiato, per usare l'aggettivo dei tramonti esotici fotografati dall'accompagnatore vacantile di una sciampista (pp. 272, euro 20).La pièce è una «conversazione a tre voci» tra il professore Manfredo Bodoni Tacchi (foscoliano impenitente), l'avvocato Carlo De' Linguagi (alter ego di Gadda), e la svampita padrona di casa ignorantella, Donna Quirina Frinelli. Ce n'è per tutti: contro Foscolo, naturalmente, e anche contro «il Nano», nonché sfottendo la grecità saffica e faonica (Faone, il traghettatore verso l'isola di Lesbo) filtrata dalle odi foscoliane. Per dirla tutta e subito, una sublime goliardata, anche «divertente» almeno per chi è in grado di cogliere i rimandi e le allusioni erudite.Dopo la settantina di pagine gaddiane, in cui Foscolo è, di volta in volta, «il Basetta», «fenomeno di autoinduzione: di induttanza erotica», «sepolcrale Basettone», si apre l'apparato critico tre volte più corposo. C'è la «Nota al testo» di Claudio Vela, con le varianti dalla stesura radiofonica a quella a stampa, a quella teatrale (70 pagine). Segue il «Dossier Foscolo» (63 pagine) dove si collazionano i rimandi foscoliani nelle opere e nelle lettere gaddiane, per dimostrare che l'antifoscolismo dell'Ingegnere viene da lontano; peraltro, i testi del poeta, allegati in originale, danno pienamente ragione a Gadda.Poi viene il «Dossier Napoleone», con analogo trattamento nelle citazioni gaddiane, del tipo: «Napoleone fu grande. Grande?... Sì, grande tra i nani, non dico di no». Non manca un «Dossier iconografico», con illustrazioni a colori dei quadri e delle sculture citati nella Conversazione a tre voci. Al termine, un «Dossier teatro» con il programma di sala della rappresentazione del 1967 e alcune recensioni. Perfetto, com'era da aspettarsi, il resoconto che Ennio Flaiano pubblicò su L'Europeo il 7 marzo 1967. L'autore del Marziano a Roma quella volta se la prese con Moravia che, nel programma di sala, aveva arruolato Gadda «nella schiera esigua degli scrittori comici, o se si preferisce, umoristici».E cita dal Dizionario di psicanalisi: «L'umorismo non è rassegnato, bensì ribelle, significa trionfo non solo dell'Io, ma anche del principio del piacere che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali». E prosegue: «Se è vero che durante la rappresentazione spesso si ride, non per questo possiamo attribuire a Gadda un'esclusiva e comoda intenzione comica; anzi, una ricerca di responsabilità, un giudizio che confermano la sua implacabilità nel colpire proprio quel vuoto verbale di cui viene accusato, proprio quella retorica che forma il fondo delle nostre smanie accademiche e quindi delle nostre vere insospettate nevrosi».Non senza qualche frecciatina: a proposito di Il guerriero, l'amazzone... eccetera, Flaiano annota fra parentesi: «Bel titolo di conferenza che subito si svela per una zuppa». Zuppa anche la pièce gaddiana? A buon conto, «l'assenza di un'azione teatrale passa inosservata per la violenza e il progredire del conflitto verbale che la sostituisce benissimo».
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