Il «Requiem tedesco» di Brahms torna a splendere con Harnoncourt
domenica 23 gennaio 2011
La seconda vita (artistica) di Nikolaus Harnoncourt sembra rispondere a una sorta di chiamata vocazionale che sta contrassegnando in modo indelebile la sua attività di interprete; dopo essere stato uno dei primi pionieri ad aver scandagliato il repertorio della cosiddetta "musica antica" " riscoprendo prassi esecutive storiche e utilizzando strumenti d'epoca " da qualche tempo il direttore austriaco ha abbandonato il lavoro di ricerca su partiture più o meno sconosciute per dedicarsi ad alcuni dei maggiori capisaldi della letteratura musicale sacra, abbattendo qualsiasi barriera spazio-temporale e dando vita ad alcune registrazioni discografiche di assoluto riferimento che comprendono titoli come la Passione secondo Matteo di Bach, i grandi oratori di Haydn, Das Paradies und die Peri di Schumann, la Messa da Requiem di Verdi o lo Stabat mater di Dvorák. Pagine marchiate a fuoco da una precisa identità spirituale e da una forte tensione drammatica, dominate da un incombente senso del sublime, del tragico, dell'eroico.
Lungo il filo di questa impegnativa traiettoria si colloca anche la nuova, splendida incisione dedicata al Requiem tedesco di Johannes Brahms (1833-1897), monumento sonoro tra i più impervi e controversi dell'intero Ottocento musicale (cd pubblicato da Rca e distribuito da Sony). Co-protagonisti di lusso, l'orchestra dei Wiener Philharmoniker e la fedele compagine dell'Arnold Schoenberg Chor seguono Harnoncourt nella scalata a questa ennesima impresa senza alcun affanno, come del resto fanno gli altri due compagni di cordata, il soprano Genia Kühmeier e il baritono Thomas Hampson; tutti insieme appassionatamente verso le vette di una lettura memorabile per intensità di partecipazione e profondità di pensiero, in cui il direttore dimostra una conoscenza particolareggiata dell'opera in tutte le sue componenti, di ogni minima inflessione delle parti vocali, dei dettagli dell'orchestrazione, del difficile equilibrio timbrico e dinamico imposto dall'andamento ieratico di tempi perlopiù lenti; ma soprattutto dei sentimenti di inquietudine e sofferenza, di dolore e abbandono che provocano quella ferita aperta con cui il Requiem brahmsiano si pone di fronte all'apparente solitudine dell'uomo di fronte al Mistero.
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