martedì 24 giugno 2008
Domenica sul "Corsera" (p. 31: "Betori e la Bibbia al rogo") "lo storico" - di recente fama per un libro-puzzle di cose solo in parte vere che è un falso contro Padre Pio - crede di bacchettare mons. Betori, segretario Cei, che "intervenendo sul 'Corriere'" a proposito della nuova traduzione della Bibbia scrive che purtroppo finora in Italia "è mancata la presenza di una traduzione della Bibbia che si imponesse per accreditamento ecclesiale e culturale". E perché bacchetta? Perché Betori non ha colto l'occasione per accusare la Chiesa stessa che - testuale - al tempo della Controriforma decise di condannare all'Indice e al rogo tutti i volgarizzamenti esistenti del libro sacro". I soliti preti furbastri contro la libertà della scienza e della critica? No! Il solito storico: legge solo il "Corriere" e crede di aver letto il mondo. Infatti, stessi giorni del suo breve scritto sul "Corsera", Betori su "Avvenire" (9/5) e sull'"Osservatore" aveva ampiamente trattato il tema nella sua realtà storica. Mai infatti la Chiesa ha proibito le traduzioni della Bibbia, tanto vero che ce ne sono state centinaia, prima e dopo il Concilio di Trento, ma dopo la Riforma, visti gli esiti dottrinali delle traduzioni di Lutero in Germania, e di re Giacomo in Inghilterra, comandò che tutti i libri religiosi avessero l'approvazione del cosiddetto "Imprimatur", e per le traduzioni bibliche il permesso di lettura. Nessun "rogo", quindi, e infatti tante traduzioni prima e tante dopo, ma nessuna di autorevolezza indiscussa. Tutto qui. Dunque il solito storico, il solito puzzle col solito "volgarizzamento": falso globale!
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