Il «Lazarus Requiem» di Hawes voce di oggi tra dolore e speranza
domenica 17 marzo 2013
Tra i diversi elementi che contribuiscono a delineare l'identità artistica e spirituale del Lazarus Requiem di Patrick Hawes, il fulcro inamovibile è rappresentato dalla premonizione del mistero pasquale evocato dalle commoventi pagine del Vangelo secondo Giovanni in cui viene appunto descritto l'episodio del miracolo della Resurrezione di Lazzaro.La partitura offre un duplice piano di lettura, sia a livello strutturale che espressivo, dove convivono due punti di vista prospettici differenti ottenuti mediante l'alternanza dell'utilizzo da un lato del testo in latino della Messa dei defunti (che si impone come un vero e proprio adattamento liturgico compiuto), dall'altro di una serie di tableaux vivants in lingua inglese che intrecciano il tessuto connettivo drammaturgico con cui i versetti del Nuovo Testamento contribuiscono a ricreare l'impianto narrativo generale di una sorta di oratorio sacro. Anche l'organico segue fondamentalmente tale divisione interna: le diverse sezioni del Requiem fanno riferimento al pieno organico corale e orchestrale, mentre per i diversi quadri evangelici la scelta è ricaduta su un gruppo vocale ridotto, accompagnato da archi con sordina, arpa e sassofono baritono.A quasi dieci anni di distanza dalla composizione del suo Lazarus Requiem, il compositore inglese (classe 1958) ha deciso di realizzare un'incisione discografica – pubblicata da Signum e distribuita da Sound and Music – alla guida dell'Exeter Philharmonic & Cathedral Choir, della Royal Scottish National Orchestra e dei cantanti solisti Thomas Walker (Cristo), Elin Manahan Thomas (Maria) e Rachael Lloyd (Marta). Com'era prevedibile, l'autore-direttore si dimostra perfettamente in grado di dosare luci e ombre, tinte soffuse e squarci luminosi di un'idioma tonale di estrema immediatezza comunicativa, muovendosi lungo un asse che congiunge idealmente i grandi maestri del tardo-romanticismo britannico (da Edward Elgar a Ralph Vaughan-Williams) ad artisti contemporanei come John Rutter e John Tavener; il linguaggio rassicurante scelto da Hawes per edificare un'architettura musicale in cui «il mistero della vita e della morte, il tormento dolore della sofferenza e la speranza nella resurrezione sono sorretti in perfetta simmetria».
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