domenica 10 agosto 2008
Tappe diverse " Welby, Nuvoli, ora Englaro " ma traguardo unico. Nessuno ammette apertamente, salvo " ma non sempre " i radicali, che il traguardo è semplicemente l'eutanasia da riconoscere e applicare senza limiti, licenza di uccidere con una scusa in più del brutale omicidio, ma l'ideologia di fondo è esattamente questa, e spiace che qualche cattolico, anche parlamentare, le presti il cervello. Serve una prova? Venerdì sul "Corsera" due pagine intere (10-11) con due grandi pezzi " "Focus. Sanità e terapie del dolore" " descrivono ampiamente gli "Hospice", cliniche che, finanziate con fondi statali, pensano ai malati senza speranza di guarigione. Leggi le descrizioni delle cure prodigate e le dichiarazioni di medici e infermieri che assistono gli ammalati e trovi tutto pienamente accettabile. Ecco, per esempio, le parole di due dirigenti. Perentorio il dottor Piero Morino conclude così il primo pezzo: «Gli hospice non sono posti dove si va a morire, ma centri in cui si allevia la sofferenza». Stessi toni per la dottoressa Nadia Balletti nel secondo: «Qui assistiamo i vivi, non pensiamo ai morti" qui si viene per migliorare la qualità della vita rimanente, non
per morire». Ottimo, allora: nessun appiglio all'ideologia della morte procurata in qualsiasi modo? Sì, ma con sorpresa gigantesca, perché il titolone che propone al lettore il senso globale di ambedue le pagine è questo: "Hospice, dove si va per morire"! Una vera truffa ideologica, forse subita inconsciamente anche dai cervelli di redazione " ma pare poco plausibile " o voluta ipocritamente. Come ipocrita è l'ideologia che punta solo ad affermare il diritto di dare morte, con la maschera della pietà. E anche tra i cattolici c'è chi abbocca.
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