mercoledì 8 maggio 2019
Nei giorni in cui Milano celebra Tuttofood, con un numero impressionante di aziende che presentano i gioielli del made in Italy, mi piace ricordare l'altra faccia dell'alimentazione: il bisogno di cibo. Negli ultimi dieci anni – dice il rapporto Istat sulla povertà – l'indigenza alimentare individuale è cresciuta parecchio: da 3 residenti su 100 nel 2007 a 8,4 nel 2017. Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare parla di 5 milioni di persone che hanno bisogno di cibo. Per questo, nell'anno in cui molte sedi del Banco Alimentare hanno raggiunto i 30 anni, è stato lanciato un road show di open day nelle varie sedi sotto il titolo di "Compagni di Banco". Il Banco Alimentare è uno snodo che vede convogliare strutture assistenziali (sono 7.569 quelle che fanno riferimento), ma anche aziende di made in Italy alimentare, le stesse, non tutte, che in questi giorni sono a Tuttofood. Ma come ogni treno che marcia, il merito va ai volontari che destinano il loro tempo per organizzare lo smistamento delle raccolte: circa 36.000 tonnellate di cibo, contro i 18.000 di dieci anni fa. Si può dire che la capillarità dell'assistenza è riuscita a rispondere ad un crescente bisogno, equilibrando in qualche modo domanda e offerta, negli anni bui della crisi. Sabato ho partecipato a uno dei primi Open day a Genova Bolzaneto, dove ha sede il Banco Alimentare della Liguria, costruito intorno a una donazione della famiglia Garrone. E i festeggiamenti si sono svolti mettendo in scena una tappa del Campionato mondiale di pesto al mortaio, dove 10 concorrenti, fra cui lo stesso presidente Andrea Giussani si sono sfidati coi sette ingredienti canonici (basilico dop, aglio di Vessalico, sale, pinoli, olio extravergine di oliva, parmigiano reggiano o grana padano e pecorino). Dieci esemplari uno diverso dall'altro, proprio come le individualità di ciascuno, alla fine dei 20 minuti concessi per realizzare la ricetta davanti al pubblico. Alla fine una vincitrice: una mamma volontaria, proclamata da una giuria alla quale ho preso parte, assaggiando un prototipo di pesto davvero avvincente. Al piano di sopra una mostra presentava l'origine e la storia del Banco, nato da un incontro fra un sacerdote, don Luigi Giussani, e un imprenditore, il cav. Danilo Fossati, fondatore della Star. Due persone che hanno preso sul serio la loro stessa vita, facendo il possibile perché tutte le vite di prossimità potessero esistere. Un'opera nata non da un programma politico, ma da una sovrabbondanza di gratitudine. La politica può solo guardare tutto questo, imparando che la sussidiarietà è il cuore della sua stessa azione, che è differente dall'appropriarsi di un qualcosa che nasce da gente commossa. Come i volontari del Banco: commossi e padroni di nulla.
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