venerdì 25 settembre 2020
Èbuon uso quello di approfittare dell'estate per rileggere un classico, e confrontare le emozioni e il giudizio di un tempo con quelli di oggi. Quest'estate è toccato al Robinson Crusoe di Defoe, su cui condivido ancora il giudizio di Vittorini: il capolavoro di Defoe è il Diario dell'anno della peste, di stupefacente modernità, e al secondo posto c'è Moll Flanders. Ma che gran libro è anche questo! E quanti lettori ha avuto, quanta influenza ha esercitato! Di conseguenza, ho rivisto in dvd il piccolo rispettoso sereno film che ne trasse Luis Bunuel, e ho ripreso in mano la più bella variazione moderna delle "robinsonate", il romanzo d'esordio di Michel Tournier Venerdì o il limbo del Pacifico (1967, tradotto prontamente da Einaudi). Fu una rivelazione, alla quale seguirono altri grandi romanzi-fiaba di cui oggi nessuno parla più, ma che furono più che discussi quando uscirono: Il re degli ontani (un ambiguo orco salva-bambini al tempo di Hitler), Le meteore (il mistero dei gemelli) Gilles e Jeanne (che fa incontrare Giovanna d'Arco con Gilles de Rais, di morale e pratiche pre-sadiane), Gaspare Melchiorre e Baldassare eccetera. Di alcuni suoi romanzi, anche di Venerdì, Tournier scrisse ammirevoli versioni per l'infanzia, dimenticate oggi - per ignoranza o stupidita dei redattori - anche dai grandi editori nostrani presso cui uscirono, Einaudi, Mondadori, Garzanti... Uno dei più essenziali e commossi si intitolava Un bebè sulla paglia. E sì che della versione per bambini Venerdì vendette nel mondo diversi milioni di copie! Tournier è morto nel 2016, e anche in Francia non è più letto e studiato come merita, nell'intreccio indissolubile che è della sua opera tra l'influenza del romanticismo tedesco e quella del cattolicesimo francese più radicale. Breve romanzo filosofico, Venerdì parla di un limbo (il luogo dove vanno nell'aldilà i bambini non battezzati!) ma dove è nel confronto col "bambino" selvaggio Venerdì (ricordate Il bambino selvaggio di Truffaut?) che Robinson può rigenerarsi, e può cambiar nome alla sua isola della Disperazione ribattezzandola Speranza. Non insisto sulle molte interpretazioni e letture che il romanzo ebbe, come peraltro gli altri di Tournier; insisto sulla sua vitalità e attualità, sulla figura insolita e a suo tempo più che discussa di un autore originale e anzi unico. Indimenticabile.
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