lunedì 29 marzo 2004
Dietro gli esiti sempre nuovi che si aprono alle possibilità tecnologiche di manipolazione dell"uomo c"è sempre una filosofia (che, però, smentisce di essere amore della sapienza) frutto della convergenza di tanti maître à penser " in realtà "Grandi Fratelli" " impegnati a distaccare sempre più nettamente l"agire umano dalla consapevolezza di quel limite che lo fa grande, vale a dire il riconoscimento di essere al centro di un progetto divino regolato da una legge morale che è sopra di lui. Lo prova la pagina che il Manifesto ha dedicato (domenica 21) al «lessico morale della bioetica» arrivando, attraverso una rassegna del pensiero più "progredito" in questo campo, fino a questa conclusione: «Se gli aspetti morali del comportamento umano non sono riducibili a fondamenti assoluti (descritti dai tratti biologici che lo accomunano agli animali o da essi lo distinguono per essenza), nel tempo in cui ci è data la possibilità di scolpire il vivente, anche la nostra etica è da reinventare: diventa anch"essa sperimentale, un campo di esplorazione per sorreggere gli sforzi di emancipazione degli esseri umani nella loro ricerca della felicità e di liberazione dai vincoli naturali. Processo sempre incompiuto, privo di un fine prestabilito». È questa l"epistemologia (lo studio della struttura e del valore del sapere scientifico) basata sul «principio di "invenzione normativa"» secondo Dominique Lecourt, professore marxista dell"università di Parigi VII, secondo il quale, grazie a un cocktail di Locke, Diderot e Kant, la bioetica diventa l"«occasione per rivedere le basi stesse dei diritti dell"uomo». Naturalmente queste poche citazioni sono appena un modesto assaggio, che può concludersi con l"interrogativo finale: «Non era questo il vecchio ideale del comunismo?» Se la risposta fosse sì, bisognerebbe riconoscere che il vecchio Marx si è reincarnato nelle vesti di scultore dell"etica sperimentale.
CAFFÈ O MISSILE?Pochi hanno difeso l"omicidio mirato, compiuto da uno stato di diritto come Israele, dello sceicco Ahmed Yassin, capo "spirituale" dei terroristi di Hamas. Tra questi è Libero che (martedì 23) lo giustifica così: «In Israele non usa servire il caffè a certi detenuti come da noi. Svuotata la tazzina, finito il problema (il riferimento è al bandito Pisciotta, vice di Giuliano, siamo nei primi Anni 50). No, in Israele Yassin è stato sì detenuto, ma anche trattato bene, curato per le sue molte malattie fisiche ed infine liberato a pena scontata». Giusto. Solo che, invece del caffè in cella, gli hanno servito un missile in moschea.
DUTTILITÀSpecialmente in materia di fede, il "laico" Corrado Augias, quando risponde alla posta dei lettori di Repubblica, qualche idea ce l"ha e anche originale. Questa, per esempio, a proposito del film "Passione" di Gibson: «Se fossi cattolico non sarei contento di una pellicola che riporta la passione a una concezione precedente al Concilio Vaticano II» (martedì 16). Oppure come quest"altra, a propo-sito di Darwin: «La chiesa cattolica, molto duttilmente, ha adattato le Scritture alla teoria evoluzionistica» (sabato 20). Sono duttili e adattabili, ma pur sempre idee... O no?
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