sabato 19 giugno 2004
Per il fatto che una mezza dozzina di grilli sotto una siepe fanno risuonare tutto il campo col loro strepito incessante, non dovete credere che quelli che fanno tanto rumore siano i soli abitanti del campo. Qualche sera fa ero a cena in campagna, nella casa di alcuni amici. Dalle finestre aperte, quando c'era qualche pausa nel discorso, s'intrometteva stridulo e costante lo strepito dei grilli. Divenuti ormai cittadini metropolitani, dimentichi di questi suoni (come del baluginare delle lucciole), a un certo momento ci siamo fermati ad ascoltarli. Ed è stato a questo punto che la moglie del mio amico, una docente universitaria di storia, ci ha ricordato la frase che mi sono poi fatto cercare per questa nostra riflessione: per completezza dirò che è tratta dalle Riflessioni sulla rivoluzione francese dell'inglese Edmund Burke (1729-1797). Le sue sono parole sacrosante anche
(e forse soprattutto) ai nostri giorni, non solo perché il genere dei grilli
(stra)parlanti è in fervida proliferazione ma anche perché si ha la convinzione che al maggior strepito corrisponda la maggiore certezza e verità. Si ha quasi l'impressione che, se tu gridi e prevarichi sugli altri, sei più sicuro e potente. In realtà, ci sono almeno due osservazioni da fare. Spesso chi produce fracasso lo fa per insicurezza e quasi per confermare a se stesso di esistere e di aver ragione. Inoltre, giustamente Burke ci ricorda che molto maggiore è il numero di quelli che non si sentono ma operano, tacciono e creano,
sono discreti eppure sono necessari al benessere comune. Perciò, non temiamo il rumore strepitante di alcuni: a loro ben s'adatta il celebre titolo shakesperiano, Much ado about nothing, «Molto rumore per nulla».
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