martedì 8 luglio 2014
Il comunicato dell'Esercito, il 18 gennaio 2011, era secco: «Il Caporale Luca Barisonzi è stato ferito. La prognosi rimase assolutamente riservata; 21 anni, di Voghera, fuciliere dell'8° Reggimento Alpini a Venzone, era alla sua prima missione in Afghanistan». Quel giorno rimase paralizzato dalla testa in giù. Una vita finita, dissero in molti, ma non conoscevano il giovanissimo alpino. Che infatti l'altro giorno si è sposato con la sua bella Sarah, americana dell'Ohio. Lui, impeccabile in completo blu, è arrivato in chiesa sulla sua carrozzina e, come da tradizione, ha aspettato lei, che ha fatto il suo ingresso in una nuvola bianca di veli. «È il giorno più felice della mia vita», ha detto dopo la cerimonia, celebrata da don Alessandro Vismara. Noi da quel 2011 abbiamo seguito passo passo il cammino dell'alpino Luca, esempio di fede e di coraggio. Contro ogni previsione, è riuscito a muovere di nuovo una mano, il che oggi gli permette di vivere in modo autosufficiente nella casa domotica che gli Alpini gli hanno costruito a Gravellona Lomellina: con un dito e il computer governa luci e fornelli... È riuscito anche a raccogliere una cifra enorme e dotare l'ospedale Niguarda di un costoso macchinario per tetraplegici. E nemmeno ora si ferma: il 27 luglio raggiungerà sul Monte Rosa il rifugio più alto d'Europa, a bordo di una carrozzina cingolata. Ma nulla nella sua vita avviene per caso: «Lo faccio per raccogliere altri fondi per il Niguarda. E dimostrare che i disabili sono abilissimi, sempre che continuino a sognare».
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