venerdì 28 febbraio 2014
Dopo un lungo periodo di silenzio, e nonostante l'impegno profuso da questo giornale e il lavoro di poche associazioni come il Comitato don Peppino Diana e di singoli e gruppi che denunciavano una situazione grave, oggi finalmente i problemi della cosiddetta «Terra dei fuochi» (già Terra di lavoro, già Campania Felix), provincia di Caserta, sono sotto gli occhi di tutti (si veda il recente libro di don Patriciello, Il Vangelo dalla Terra dei fuochi, editrice Imprimatur). Il problema dei rifiuti tossici è diventato esplosivo, con le morti per cancro dei bambini, e con la coscienza che ci vorranno anni e anni per liberare il terreno dai veleni. Come sempre accade, un risveglio di massa dà spazio a qualche retorica e a molti opportunismi (vedi Sanremo, e vedi la fiction per i vent'anni dalla morte di don Peppe: ogni tragedia finisce in Italia in spettacolo), ma soprattutto alla preoccupazione che a bonificare i terreni non vengano chiamate ditte messe su dagli stessi che hanno fatto il disastro, e cioè la camorra, assai abile nel mascherarsi. Frequento la zona da anni, e una delle cose che più mi rallegrano quando vi torno è che vi sia nata un'associazione di giovani, Work in Progress. L'hanno fondata due studenti sui 25 anni, Andrea e Fabio, che, aiutati da un bravo artista locale, Giovanni Pirozzi, un bel mattino piazzarono nelle strade di San Cipriano, Casapesenna e Casal di Principe dozzine di manichini di plastica al cui interno stava qualcosa di nero, emblema del cancro. Il gruppo è cresciuto e il suo modo di operare, all'interno di un vasto coordinamento di associazioni e iniziative, laiche e cattoliche, mi sembra esemplare – e spero che possa venire imitato. Hanno dai 15 ai 35 anni, si occupano anzitutto di ecologia ma anche del tempo libero dei giovani a fini di consapevolezza dei problemi più gravi. Vi è in esso una forte presenza femminile, e l'aspetto forse più entusiasmante è il lavoro di informazione che affronta nelle scuole e perfino in quelle elementari. Dice Fabio: «Uno si chiede: ma questi che capiscono del problema? E invece i bambini si sono dimostrati più attenti degli adulti. Il ruolo delle associazioni è quello di indirizzare i giovani verso modi di pensare e di agire nuovi, diversi da quelli dei genitori, che non sempre si sono rivelati giusti».
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