sabato 3 novembre 2012
Ciao, Timisoara, città della Romania. Il tuo risveglio alla libertà e al miglioramento economico della tua vita pare ancora lungo e difficile. In questi ultimi anni sono arrivati uomini dal resto d'Europa ad aiutare la tua rinascita, ma hanno trascinato con sé anche disonestà e scorrettezza, duro prezzo per uscire dal buio di un tempo devastato da regimi di non libertà. I tuoi palazzi dell'epoca austriaca adornano ancora, tutti in fila, la grande piazza che inizia con il teatro dell'Opera e termina con la cattedrale ortodossa ornata di cupole fantasiose in verde e oro.E grazie a te Università dell'Ovest che mi hai voluto conferire la laurea Honoris Causa. Negli ultimi banchi dell'Aula Magna gli studenti cantavano il vecchio inno: «Gaudeamus igitur» mentre mi veniva posta sulla spalle la toga scura ornata da un nastro giallo. Non avevo messo in conto il momento di commozione che d'improvviso mi rendeva difficile leggere con voce chiara alcune pagine della mia tesi. Guardando voi, ragazzi dai capelli chiari mi venivano in mente i miei lontani anni universitari quando si studiava distratti dalle notizie di guerra. I nostri compagni erano sotto le armi, le famiglie contavano il pane con i bollini di una tessera, gli studenti di origine ebraica in una notte sparirono dalla nostra vita. Studiare così e mantenere la forza di una speranza non fu sempre facile. Vi guardavo ieri fratelli di una stessa patria europea e pensavo che non sempre vi è facile riconoscere la vostra fortuna, che anche nelle strettezze che ci impone questo tempo, si chiama libertà. È questa una virtù che, a differenza delle altre, la si cerca, la si desidera, la si rimpiange quando è perduta, mentre bisognerebbe riconoscerne il merito grande e incomparabile quando la si possiede. E curarla, difenderla dalle nostre piccole viltà, riconoscerla anche nelle cose di ogni giorno, nelle decisioni che siamo chiamati a prendere anche se si presenta in atti modesti. Riconosciamo un valore alla libertà anche quando ha perduto il fascino di una bandiera e accompagna le nostre ore in abiti dimessi. Vi guardavo ragazzi di Timisoara e pensavo se abbiamo fatto abbastanza per farvi comprendere e amare questa nuova Europa che aspetta ancora tanta dedizione e tanto impegno da parte vostra perché vengano cancellati, dalle nostre storie, divisioni e violenze. Andare avanti vuol dire intrecciare le mani per comporre la stessa tessitura per un paese nuovo che ha bisogno del lavoro di ognuno per il bene di tutti.Vi ho lasciato così, con un po' di malinconia perché non ero certa se nelle mie parole ci fosse stato qualcosa davvero per voi.Ciao, Timisoara.
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