I due anziani abbonati e la Chiesa da reinventare
domenica 6 maggio 2018
Sul suo blog “Une foi par semaine” ( tinyurl.com/y79mgvpl ) Isabelle De Gaulmyn, giornalista religiosa francese del gruppo Bayard di lunga esperienza anche romana, legge con amore la lettera con la quale un'anziana coppia disdice il proprio abbonamento a una rivista di accompagnamento alla liturgia. «A 91 e 84 anni facciamo del nostro meglio», scrivono. «La Messa il sabato, per ascoltare e pregare. La nostra capacità di leggere viene meno. Prions en Église è stata la nostra compagna: un grande grazie. Dispiaciuti di lasciarvi, vogliate gradire i nostri saluti più sinceri». Immaginando molto e bene da queste poche righe, il post ne ricava l'istantanea di un tipo di credente (e di lettore) ormai in estinzione. Descrive la loro fedeltà di coppia alla Messa prefestiva, assumendo il sussidio liturgico come evidenza di quanta applicazione dedicassero alla pratica religiosa: «Non possono che andarci insieme, ed è insieme che rinunciano. Una fedeltà a tutta prova, della quale può aver ragione solo l'avanzare dell'età». E vede, acutamente, nell'invisibilità che l'opinione pubblica ecclesiale riserva a persone come queste una forma di rimozione: «Preferiamo non vederli, perché sappiamo bene che non saranno sostituiti. (...) Che un giorno non saranno più al loro posto, e allora nella Chiesa ci sarà tutto da reinventare». Non si tratta di uno studio di sociologia né di teologia pastorale, piuttosto di una mozione degli affetti. Ma per questo merita d'essere ancor più meditata. Compresa, e non solo da parte di chi è del ramo, la consapevolezza, implicita alle parole di De Gaulmyn, che quel certo modo di vivere l'appartenenza alla Chiesa si è giovato anche di una copiosa produzione editoriale (liturgica, pastorale, catechetica, missionaria, culturale, teologica...), essa pure da reinventare. È soprattutto in Rete che, bene o male, lo stiamo facendo.
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