sabato 30 giugno 2018
Circolare della scuola Pio X alle bambine: «D'incarico del Ministero dell'Educazione nazionale, si invita formalmente ad iscrivere… Si avverte che non prenderanno parte a gite, divertimenti…». «Lacrimae», scrive De Gasperi sotto queste righe in un piccolo diario del tempo fascista quando anche alle elementari era d'obbligo avere la tessera del partito. Come risultato andammo a studiare, le mie sorelle e io, in un istituto di suore francesi. Gli anni del fascismo sofferti da nostro padre si potrebbero iniziare così, con le parole lasciate nelle pagine di un quaderno dalla copertina scura che per tanti anni ho tenuto nel cassetto della mia scrivania: è il diario degli anni 1930-1943. Solo oggi Il Mulino ne ha potuto dare stampa perché mi era sembrato più comprensibile e più giusto verso mio padre dare prima pubblicità alla strada politica degli anni della libertà piuttosto che rendere noti questi appunti delle sue sofferenze durante la dittatura. Sono il racconto degli anni centrali della vita di un uomo. Tempo che mio padre dopo la prigione passò in gran parte a una scrivania della Biblioteca vaticana. Un lavoro che salvò la nostra famiglia ma che costò a lui fatica soprattutto spirituale. Essere testimone della perdita della libertà, anche solo d'opinione, del popolo italiano fu per lui una grande sofferenza e in queste righe, ardue da comprendere se non fossero oggi arricchite dalla grande capacità di ricerca di Lucia Sergio, non sarebbe facile condividerne il dolore e la rivolta. Gli appunti a penna rendono le aspirazioni, i programmi, gli studi silenziosi di chi non aveva ceduto alla dittatura. Tutto è appena accennato nel tempo che aggiunge anni agli anni nell'orizzonte lontano di una possibile nuova vita di libertà. L'assuefazione alla dittatura, l'accoglienza spesso senza una dichiarazione negativa, anche da parte di «uomini di Chiesa», a quelle leggi fasciste che mortificavano la libertà, sembrano in queste righe accordi di dolore suonati, come nella Bibbia, da un'arpa lontana. La pena della solitudine nella quale restavano rinchiusi i pochi avversari al fascismo è visibile in queste pagine. Scrive mio padre nel 1935: «In questo inverno ho sentito in particolare le catene della mia servitù. L'uomo non vive di solo pane, ma ogni volta che la persona de Gasperi vuol farsi valere, e pur nel solo cerchio degli amici, viene rigettata nel suo nulla. Che il Signore mi perdoni e mi aiuti». Ma il piccolo quaderno dalla copertina scura non contiene solo notizie negative, sembra anzi che l'autore voglia trattenere a forza il tempo per attraversare la galleria oscura della guerra. Allora si chiede: «Li trascinerò fino al di là i miei cari o verrò meno nell'oscurità?... Per non disperare ricorda che Galileo scrisse il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo nel 1632, cioè a 68 anni. Età di Churcill». Ed i “suoi cari” non eravamo solo noi di famiglia, ma tutti coloro che aveva curato nel silenzio degli anni bui perché fossero pronti per la nuova libertà.
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