sabato 29 settembre 2018
Avevo chiesto tempo fa, in una conversazione sulla situazione dei cattolici in Spagna, quali fossero gli impegni della Chiesa in questo Paese. Mi hanno risposto con una lunga descrizione di iniziative della Chiesa cattolica così poco aiutata ed amata dai governi della terra spagnola. Ne citerò alcune per dare l'impressione di quanto sia invece attiva e sostenuta dal popolo che offre aiuti volontari e continui. La lista incomincia con i 5.141 centri di scuole, 107 ospedali, 1.004 centri ambulatoriali, asili, centri per anziani, malati terminali. Le spese per la carità arrivano a 155 milioni di euro all'anno, che escono dalle tasche dei cristiani spagnoli. La pagina delle iniziative del mondo cattolico è molto lunga e termina con le parole: «Noi siamo orgogliosi di essere cattolici». Questo fa impressione nel nostro Paese dove supponiamo di essere tutti cattolici perché vediamo piazza San Pietro piena di gente che batte le mani al Papa.
Essere cristiani oggi non è facile. Demandare a chi abbiamo promosso nella vita politica a decidere per noi, non ci esime dal seguire, interpretare e soprattutto intervenire quando è possibile nelle decisioni che non ci sembrano giuste per la libera strada della nostra vita. Non è certo facile capire dagli articoli dei giornali cosa in realtà si sta decidendo per la nostra vita. Immagino cosa può interessare alla donna che esce al mattino, accompagna i figli a scuola e raggiunge il suo posto di lavoro dopo aver fatto la fila alla fermata dell'autobus, un titolo come: «La Corte Costituzionale incrina il Jobs act». Allora di nuovo mi chiedo non cosa fanno i giornalisti, ma i nostri deputati che dovrebbero portare il popolo a votare con conoscenza dei problemi. E noi che non siamo chiamati a tanto abbiamo lo stesso compito di chi abbiamo promosso deputato o ministro nel seguire il loro lavoro. Tutto questo con la nostra capacità di critica e di attenzione. In questo tempo bisognerà saper accettare anche i sacrifici affinché non ricadano sul tempo dei nostri figli. Seguire il lavoro di un governo come il nostro dove è ogni giorno evidente la difficoltà di prendere decisioni condivise ed esporle poi agli elettori come la strada migliore non è sempre rassicurante. Il nostro Paese ha bisogno di una pace interna costruttiva in modo da trattenere in patria le grandi imprese attirate da interessi esterni. All'inizio della nostra nuova e libera vita politica De Gasperi allora presidente del Consiglio si era rivolto al popolo italiano con le note parole: «Diamoci la mano...». Forse ancora questa è la strada da seguire.
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