mercoledì 25 settembre 2019
I Capricci napoleta-ni di Sossio Giametta (Olio-officina, Milano 2018, pagine 80, euro 12,00) potrebbero essere intitolati, più sul classico, “Acquerelli napoletani”, secondo una tradizione del Settecento partenopeo tramandata dalle celebri gouaches conservate nel Palazzo Zevallos Stigliano, nella raccolta del Banco di Napoli e nella collezione Alisio al Museo di San Martino. Il “guazzo” è un colore a tempera rafforzato da pigmento bianco che dà un risultato simile alla pittura olio. I Capricci sono comunque un titolo appropriato, capricci in senso musicale ai quali ci hanno abituati Frescobaldi e Bach, fino ai virtuosismi di Niccolò Paganini e alle canzoni napoletane che fanno da accompagnamento sottinteso ai dodici brevi capitoli del libro di Giametta. L'autore, che il prossimo 20 novembre festeggerà i novant'anni, è noto come filosofo in proprio e come traduttore di Nietzsche, Schopenhauer e di altri autori difficili che egli sa rendere in uno stile letterariamente accattivante, per cui uno crede di leggere Nietzsche e invece legge Giametta. Raffaele La Capria ha scritto di Sossio: «Il tuo italiano è di una limpidezza e linearità classiche. Non ci son frasi involute, elicoidali, labirintiche e perifrastiche, ma frasi ferme e chiare e come partecipi della natura razionale dei tuoi ragionamenti». La Capria è per Giametta un riferimento non solo di ammirazione e di amicizia, ma un prototipo di napoletanità stilistica ed esistenziale basata sul “do sine des”, cioè sulla gratuità del dono senza contraccambio (non “do ut des”). Ci sono paesaggi, fra i Capricci, per esempio un ricordo di Ventotene non per il “Manifesto europeo” di Spinelli, Rossi, Hirschmann e Colorni, ma per i tuffi nella Vasca Giulia e per il gusto della zuppa di lenticchie alla ventotenese «piccantina e con la patata che lega». C'è gastronomia nella cultura partenopea, anche di esportazione, come si può trovare al Siphon, «il miglior ristorante del Belgio»: Giametta, oltre che a Milano, ha casa a Bruxelles dove ha lavorato come funzionario presso il Consiglio dei ministri della Comunità Europea. Il realismo di Giametta lo porta a indugiare su «Pregi e difetti dei napoletani», «Napoli non è più Napoli», «Il nepotismo», ma sempre senza astio e toni inquisitoriali, bensì con un sorriso affettuoso e comprensivo. Il tessuto connettivo del libro è però l'amore per la moglie tedesca che Giametta osserva con entomologico stupore e sconfinata venerazione. Gerlinde solleva il marito da tutte le incombenze burocratiche, prenotazioni di aerei, piccole riparazioni casalinghe; conosce sette lingue: l'italiano, compreso il napoletano, il tedesco, l'inglese, il francese, il russo, il polacco, il portoghese. Predilige la letteratura russa ed è un'eccellente cuoca, capace di allestire senza preavviso una cena per quaranta persone. Ha imparato perfino i segreti del babà, che manda in visibilio amici e colleghi di Sossio. Dolcezza e serenità di un amore coniugale vissuto nella quotidianità di una coppia che giorno per giorno si attualizza. Il saggio critico conclusivo, a firma del curatore Marco Lanterna, spiega tutto quello che c'è da sapere sullo stile e il pensiero di Sossio Giametta.
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