giovedì 15 luglio 2021
Ore 10 del mattino, piscina quasi deserta. La prima batteria dei 100 metri stile libero a Sydney 2000 tra un nigeriano, un rappresentante del Tagikistan e uno della Guinea Equatoriale, con tutto rispetto, non è imperdibile. I suoi due avversari si buttano in acqua e nuotano mezza vasca prima che il giudice li squalifichi per partenza anticipata. Lui no. Eric Moussambani è una sfinge: resta sui blocchi e ha già vinto. Passa il turno anche senza bagnarsi. Ma la gara la deve fare lo stesso, è il regolamento. Moussambani ai Giochi c'è arrivato grazie a un invito riservato ai Paesi in via di sviluppo. Nuota da solo, e soprattutto non può perdere. Tuffo con spanciata, la prima vasca non è neppure drammatica, poi la situazione diventa imbarazzante. Testa fuori dall'acqua, gambe sotto: più avanza e più affonda. Sembra che nuoti trainandosi dietro una roulotte, qualcuno pensa di chiamare un bagnino temendo che affoghi. Moussambani ha imparato a nuotare solo otto mesi prima delle Olimpiadi, nella vasca di 20 metri di un hotel. In Guinea Equatoriale non c'è altro. E prima di Sydney, 100 metri tutti d'un fiato non li ha mai nuotati. A questo forse pensa, arrancando. Pubblico in piedi, applausi di ammirazione e di sollievo. Eric chiude con un 1'52''72, quasi il doppio di quanto impiega un atleta mediocre. Esce dall'acqua e nella sua esultanza c'è tutto il senso dell'olimpismo. «Sto bene, sono felice. Una figuraccia? E chi se ne frega, quando mi ricapita di fare due vasche all'Olimpiade?». Già. Magìa dei Giochi, dove un Eric Moussambani, per fortuna, ci sarà sempre.
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