martedì 12 gennaio 2016
Parlò Maradona – di scudetto, lui può – e immediatamente i tifosi del Napoli dimenticarono come il mitico Diego aveva salutato l'avvento di Maurizio Sarri sulla panchina azzurra: offendendolo. Ascoltai ammirato la risposta del tecnico tosco/napoletano:«Sono onorato solo a sapere che Lui conosce me». Amen. Fra le difficoltà che ha il Napoli Campione d'Inverno («Mezza maratona – precisa il saggio Maurizio - vuol dir poco...») per arrivare primo a maggio c'è paradossalmente anche Maradona, un confronto proibitivo ma automatico, un confine storico fra nobiltà e miseria: il campionato '89/'90, il titolo d'inverno, lo scudetto. Con Lui. Che fu anche capocannoniere con 16 gol. Oh, finalmente un precedente non assillante: Gonzalo Higuain (che d'ora in avanti sarà definito «l'uomo che osò sfidare El Pibe de Oro») di gol ne ha già segnati 18 e dunque alla fine ne realizzerà più di Lui. E siccome sono un sincero ammiratore delle sue qualità, quelle umane comprese (prima la modestia), gli affido io un incarico importante: deve battere un record che resiste da 57 anni e che appartiene, guarda caso, a un calciatore argentino, anzi italo-argentino perchè Antonio Valentin Angelillo è sí nato a Buenos Aires (1937) ma come oriundo ha giocato anche con l'Italia. Valentin ha realizzato con la maglia dell'Inter il maggior numero di gol in campionato, 33, e nessuno è mai riuscito a raggiungerlo o batterlo, neanche da quando il torneo è a 20 squadre e lui il record l'ha fatto con le 18. Non mi sembra una sfida improba, con l'attuale ritmo-gol di Higuain potrebbe essere addirittura un compitino. Evvai, Pipita. Giochesse a parte, mi piace ricordare che l'impresa del Napoli, aldilà dell'esito finale, è una importante lezione di calcio impartita da Sarri a tanti colleghi più famosi (e più ricchi); ne cito appena tre, rispettoso dell'attualità: Benitez, Garcia, Mihajlovic. Il primo ha demolito un Napoli da scudetto, il secondo sta facendo naufragare la Roma, il terzo arranca con il Milan per non avere anteposto ad ogni altra scelta tecnico/tattica la cura della fase difensiva non nella versione catenacciara che pur giova all'Inter di Mancini ma nella ricerca del perfetto equilibrio con l'attacco. Il Napoli ha una prima linea micidiale (Higuain, ma anche Insigne e Gabbiadini e presto arriverà Callejon) ma Sarri ha prima aggiustato difesa e centrocampo poi ha adottato l'audace 4-3-3 caro ad Ancelotti. A Frosinone, primo gol emblematico: corner di Jorginho, rete di Albiol, i due giocatori ridicolizzati ai tempi di don Rafè. Difesa attrezzata, dunque, frombolieri potenti e precisi, ma dietro tutto ci sta tanto lavoro e un rapporto felice con lo spogliatoio all'insegna di correttezza e solidarietà, consigliabili anche a Rudy e Sinisa. E simm'a Napule, paisà, mica nel profondo Nord titolare d'ogni virtù...
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