mercoledì 17 luglio 2019
Era il 1993 quando Lucio Dalla s'inventò "Henna", definendolo «Nome in codice di un Paese che dovremmo creare insieme sviluppando nella coscienza la voglia di tornare a sognare». Ed "Henna" fu titolo di un disco e di una canzone: nata in Lucio dopo aver sentito, dalla sua barca, l'eco delle bombe nei Balcani. Dopo averla incisa, Dalla volle che "Henna" fosse recitata, vera canzone da leggere, prima dei suoi spettacoli. A sette anni dalla sua scomparsa, allora, almeno rileggiamola, questa sua preghiera laica. «Adesso basta sangue, un po' di pietà... Chi lo sa che domani sarà, non lo so quale Dio ci sarà... Va bene, io credo nell'amore che si muove dal cuore, esce dalle mani e cammina sotto i piedi... L'amore misterioso dei cani e degli altri fratelli animali, delle piante che sembra che ti sorridono quando ti chini per portarle via; l'amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare... Ok, lo so che capisci: ma sono io che non capisco cosa dici! Troppo sangue sotto cieli di stelle... Credo che è il dolore che ci cambierà, e dopo chi lo sa se ancora ci vedremo: dentro quale città, sotto un cielo senza pietà... Ma io ti cercherò! Anche da così lontano ti telefonerò, in una sera buia come questa forse ti chiamerò... Perché vedi: io credo che è l'amore, è l'amore che ci salverà».
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