mercoledì 19 marzo 2014
Quattro anni dopo il terremoto che nel gennaio 2010 uccise oltre 200mila persone, la riscossa di Haiti si chiama Sûrtab. Per trovarla bisogna lambire una delle tante baraccopoli del Paese e entrare in un capannone nella zona delle fabbriche tessili, alla periferia di Port-Au-Prince. Grazie a un aiuto di 200 mila dollari della Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale è nata una fabbrica diversa. Le donne hanno camici bianchi e cuffie in testa. Al posto delle macchine da cucire e dei ferri da stiro usano i saldatori. Qui nasce il primo tablet haitiano. Un'alternativa «low cost» al ben più famoso e costoso iPad. Il Sûrtab, appunto. «Quando l'ho raccontato ai miei amici non ci credeva nessuno» ha raccontato una'operaia. Intendiamoci, i componenti sono asiatici, il sistema operativo è Android. Ad Haiti vengono "solo" assemblati tre modelli, tutti con schermi da 7 pollici (18 cm). Prezzi da 100 a 200 dollari. Se pensate che stiamo parlando di una delle nazioni più povere del mondo, la fabbrica dei Sûrtab è molto più che un segno di speranza. Tanto più che le donne che li assemblano sono pagate il doppio e il triplo che nel resto del Paese. Nessuno, per ora, lo dice. Ma tutti pensano agli anni Settanta e Ottanta, quando Haiti pullulava di fabbriche che assemblavano di tutto, dalle schede dei computer alle palle da tennis. Poi la dittatura, gli embarghi e tutte le altre calamità politiche e naturali l'hanno rasa al suolo. Finché qualcuno ha deciso di scommettere su un piccolo oggetto che potrebbe fare una grande differenza.
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