giovedì 24 ottobre 2019
Nel cuore storico della «splendida natura morta» che è Spoleto (cito Vittorio Sgarbi), in via Arco di Druso, da sempre, c'è la bottega di “Puzzetta”, il barbiere Guido Lilli. Con le sue 87 primavere sulle spalle, con le forbici e il phon perennemente in mano, lì sotto la Rocca dell'Albornoz, nel negozio di barbieria che apre tutti i giorni (tranne il lunedì, ovviamente), fin dal 1820, pare che il figaro spoletino sia il barbiere «più anziano d'Italia». Che sia così oppure no, poco importa. Chi scrive, ricorda con una certa commozione, che in quella bottega di un'Italia che non c'è più o che vive solo nella fiction Rai di Don Matteo (lo girano qui), Guido mi ha “battezzato” alla rasata, e molto prima di me ha fatto barba e capelli ai miei nonni, Angelo, minatore, e Regilio, commerciante di generi alimentari dell'Arco di Druso: ultimo bazar delle botteghe degli antichi sapori (come la macelleria di Reginaldo), dell'artigianato (il calzolaio Domenico) e degli antiquari. La barbieria di Guido, a Spoleto, rappresenta anche l'ultimo baluardo di resistenza popolare, capace di accogliere “giganti” dell'arte, tipo il Maestro Giancarlo Menotti, eterno patron del Festival dei due Mondi, come il più “piccolo” dei clienti di Borgo, magari di «quarta generazione. Come questa bottega – dice Guido – in cui continuerò a lavorare fino a quando il Padre Eterno me ne darà la forza».
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