sabato 16 gennaio 2016
Le guerre sono attorno a noi: le vediamo attraverso la televisione, quasi le sequenze di un film dove il commento è veloce e senz'anima, forse per non suscitare reazioni di violenza in chi guarda dalla propria poltrona o davanti alla colazione del mattino. Anche la stampa sceglie di pubblicare le situazioni meno dure, ma chi ha visto una guerra sa immaginare la crudeltà e il dolore, la disperazione e il grido di chi muore. Una guerra senza trincee, senza chiari confini, dove si perde la vita senza conoscerne la ragione, dove le bandiere nascondono dietro il colore nero la ferocia di cui l'uomo si serve per distruggere vita e storia, bellezza e pietà. Un conflitto che cela i suoi guerrieri anche nelle città europee, pronti a distruggere, a mettere terrore da un giorno all'altro appena ci sarà un comando che arriverà attraverso un semplice telefonino a imporre loro il sacrificio personale pur di portare morte e disordine nella nostra vita. Alla sera piazza San Pietro deserta dà un senso di abbandono e di tristezza. I turisti non sono arrivati nella misura su cui si contava e le fontane sono l'unico canto attorno al presepio dove il piccolo Gesù sembra abbandonato. Papa Francesco ha aperto porte sante in tutto il mondo, in modo che il perdono e la preghiera salgano al Signore con la stessa intensità della fede anche per chi non avrebbe potuto mettersi in viaggio per raggiungere quella che abbiamo sempre considerato la capitale della cristianità. «Pregate per me» ripete il Santo Padre ad ognuno che incontra e al popolo che si raduna per la messa domenicale nella storica piazza; il suo viso sereno, anche nella sofferenza dell'animo, cerca il nostro aiuto. Quando di fronte a tante sventure ci chiediamo cosa possiamo fare, noi così lontani dai fatti, così incapaci di agire, tanto poveri di intuizioni e di coraggio o stanchi per la nostra stessa vita, abbiamo questo suggerimento di Papa Francesco. Pregare è come donargli la spada di fuoco che vincerà sull'odio e porterà giustizia e pace. Insegniamo ai nostri bambini a dire una piccola preghiera ogni sera per il nostro grande Padre che ogni giorno passa veloce nelle splendide sale del palazzo vaticano senza godere della loro bellezza, ma per ascoltare tutti coloro che gli rivolgono una preghiera. Per ognuno ha un pensiero, una risposta, si fa carico delle pene dei suoi figli sparsi nei Paesi del mondo, della loro fame di giustizia, della loro speranza di carità e con un leggero sorriso, in compenso, fa la sua modesta richiesta: «Pregate per me».
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