giovedì 1 agosto 2019
C'era ancora l'eco del boom economico anche se il dopoguerra era già lontano, eppure Carla Mignone alzava la voce contro lo spettro di nuove dittature, possibili e ulteriori prepotenze dell'ideologia, soprusi temuti senza fine contro la libertà dell'uomo. Non erano ancora gli anni di piombo, eppure lei - fra palcoscenico e dischi - già sentiva l'esigenza di dar voce a denunce, su questi temi, senza sconti. «Hai un'anima, ragazzo usala: per imbiancare ogni tua azione, quando raffiche di frasi tossiche decideranno la tua situazione. Sei colpevole… d'esser diverso? Ma chi ha una divisa ha sempre ragione, e per sorridere non basta fingere che il paradiso sia in questa prigione… Non è facile, farsi comprendere da chi calpesta i tuoi ideali: tu non cedere, ragazzo pensaci! Devi attendere crolli l'idolo che in te riscatta i suoi cronici mali: prendi ciò che hai, che è poi il diritto! E gridalo nel buio, il tuo credo per l'umanità… Gridalo nel buio, il tuo amore per la libertà…». Era solo l'anno 1972, e l'indimenticabile Milly già «gridava nel buio». Per chi - allora come oggi - correva il rischio d'essere emarginato, condannato, imprigionato, torturato a causa di un pensiero: se non, addirittura, a causa di un ideale.
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