venerdì 17 settembre 2004
La notizia più curiosa è quella dello storione italiano allevato nel Bresciano e venduto in Russia. Già, la crisi nel mar Caspio della pesca di questo pregiato pesce, che dà origine al caviale, si sta facendo sentire e lo storione nostrano, autore di una fiorente attività di acquacoltura, sta tornando in auge.Rispetto agli altri pesci, questo ha caratteristiche uniche: la pelle è liscia e senza squame, non ha denti e la spina dorsale è priva di vertebre. Non parliamo poi della fecondità: una coppia di storioni depone e feconda circa 3 milioni di uova. Gli storioni vivono in mare, ma al momento della riproduzione risalgono i fiumi, come le anguille, e questa predisposizione ne giustifica la presenza in molte cucine della bassa padana, benché dal 1980 ne sia vietata la pesca.Lo storione che si trova oggi sui mercati (del peso di 3 kg) è dunque d"allevamento e lo si riconosce per quella sagoma da specie preistorica, che ricorda lo squalo e per le placche rosee sulla pancia.  Oltre alle uova e alla carne, dalla vescica natatoria si ricava anche la colla di pesce, addensante utilizzato in cucina per gelatine e dolci. La carne è della serie grassa, come l"anguilla del resto, ma molto delicata. Per questo si abbina volentieri a uno Champagne, sgrassante. Se la carne viene affumicata, occorrerà un vino bianco aromatico, benché la consistenza e la succulenza di questo pesce non disdegnino l"abbinamento con un vino rosso.Dalla tradizione del Po c"è una ricetta detta «alla ferrarese». Occorrono 4 tranci di pesce da 200 grammi, un trito di cipolle, carote, sedano, aglio prezzemolo e alloro. Sul fondo di un piatto disporre il trito, mettere il pesce e cospargere di vino bianco secco e aromatico (un Muller Thurgau). Il tutto si lascia marinare per 4 ore in frigo. Eliminare poi dal trito alloro e aglio, filtrare il vino e frullare il rimanente, che va rosolato in padella con olio d"oliva e tre acciughe. In un altro tegame rosolare a fuoco lento le fette di storione e poi coprirle con la salsa del primo tegame e bagnarle col vino filtrato. Si servono ben calde, accompagnate da polenta.
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