giovedì 18 aprile 2013
Giuseppe rivede contro il tramonto il giorno in cui Maria tornò da Ain Karum, dalla casa di Elisabetta. Era turbata. E più grossa! Ma non era solo stanca per il viaggio di tre giorni e l'assenza di tre mesi. La cugina dove era andata per aiutarla e anche per togliersi da dosso gli occhi obliqui degli abitanti di Nazareth, le aveva raccontato di Zaccaria, che era ammutolito nei mesi prima della nascita di Giovanni. Ma la cosa più strana, aveva detto Maria seduta sulla panca di legno che Giuseppe aveva fatto mettere in cucina, è stata subito, all'arrivo. Elisabetta le ha rivolto un saluto enigmatico, come se sapesse qualcosa che riguarda i due bambini. I due piccoli che stavano per nascere. Poi Maria lo guarda e sta per dire qualcosa altro. «E io…». Ma tace. «Cosa, Maria?» chiede Giuseppe. Ma lei ha deviato lo sguardo. «Abbiamo passato molto tempo insieme» gli aveva raccontato «e ho visto nascere il piccolo Giovanni». Il nome significa: Dio ha avuto misericordia. Un figlio donato. Come tutti. «Sono state profetizzate grandi cose per lui». Poi Maria aveva socchiuso gli occhi: «Anche per lui…».Giuseppe non ha voluto sapere cosa si erano dette le due donne. Lui è dell'idea che se Dio deve farti sapere qualcosa di importante te lo fa conoscere senza bisogno di chiacchierare tanto.
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