sabato 18 aprile 2020
«Lo Stato dà un posto. L'impresa privata dà un lavoro» scriveva magistralmente Indro Montanelli. È utile ricordarlo, mentre ricomincia a soffiare forte il vento dello statalismo. La domanda di Stato è oggi imponente e inevitabile per molti aspetti. Ma al suo interno si nasconde un grande pericolo culturale, in un Paese che non ha mai amato davvero l'economia di mercato e il profitto come remunerazione del merito: l'incapacità della politica e dell'opinione pubblica di distinguere tra un ruolo dello Stato necessario – di fronte a crisi spaventose come quella in corso – di assistenza di cittadini, lavoratori e imprenditori in difficoltà e di supplenza dei fallimenti del mercato, e un ruolo improvvido di "Stato imprenditore" a tutto campo che impiega in modo (mediamente) inefficiente risorse pubbliche per fare impresa, senza distinguere sulla base dell'interesse nazionale e riportando indietro le lancette della Storia ai decenni bui dei panettoni di Stato. Ragionando al contrario, l'immane tragedia originata dal Covid-19 potrebbe offrire all'Italia un'occasione storica: "ricostruire" l'ambiente nel quale operano ogni giorno quattro milioni di imprenditori italiani e investitori esteri che hanno scelto l'Italia. La grande occasione della fase 2 consiste dunque non nel costringere lo Stato a svolgere ruoli diversi, ma nel far compiere allo Stato un salto di qualità rispetto al suo ruolo primario di regolatore. Sfruttando lo choc sociale ed economico per superare le rigidità normative e amministrative, gli anacronismi culturali, le rendite di posizione che negli ultimi 20 anni ci hanno relegato in coda al treno dello sviluppo occidentale. Il Governo e l'intero ceto dirigente italiano, dunque, dovrebbero darsi in queste settimane un obiettivo ambizioso: gettare le basi di una "rivoluzione produttiva". In questa direzione molto si potrebbe fare a costo zero: solo per citare gli esempi più eclatanti, la sostituzione del regime autorizzativo con quello auto-certificativo (salvo i casi in cui siano in gioco la tutela della salute e della sicurezza pubblica), la sospensione del Codice Appalti per battere il virus della "opzione zero" che immobilizza le stazioni appaltanti, il disboscamento della selva normativa mediante la creazione in Italia di un organismo analogo all'Office of Information and Regulatory Affairs statunitense. Perché non basta stanziare risorse pubbliche: bisogna soprattutto liberare le straordinarie energie private degli italiani.
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@FFDelzio
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