sabato 11 aprile 2020
Leggere o rileggere? Non è questo il problema! Ricordi: quando mio padre tornando a casa dal lavoro e aveva tra le mani un nuovo libro la nonna gli diceva: «Di libri ne hai già tanti!» E lui: «Ma li ho già letti!» Replica: «E rileggili!» Lo scambio mi è tornato in mente ieri (“Repubblica”, p. 33) per questo titolone: «Rileggere i Vangeli come un grande romanzo con Augias e Filoramo». È loro, in edicola da oggi con il quotidiano, “Il grande romanzo dei Vangeli”. Un consiglio per gli acquisti? È libertà, ma lo è anche un'obiezione: perché rileggerli «come un romanzo»? Ho davanti a me una foto dei miei genitori scattata tanti anni or sono: se la guardo li riconosco subito. Ma se qualcuno mi dice di ri-guardarla come fosse una pur “grande” foto di estranei – non i “miei” genitori, ma altri – e per questo me la ristampa e magari vuole offrirmela quasi gratis, posso dirgli “No grazie”. Ci tengo a ricordare proprio loro come erano e come sono per me. E riprendendo il discorso posso anche dire che oggi è del tutto irragionevole chiedere a me di rileggere i Vangeli come «un grande romanzo» solo perché per qualcuno sono solo uno tra tanti libri nello scaffale di casa? E mi viene un altro pensiero: quando don Andrea Santoro fu ucciso aveva tra le mani un “Libro” nel quale c'erano anche i Vangeli, e la pallottola che lo uccise trapassò anche quel Libro, che per lui non era proprio come “I Promessi Sposi”: quello sì «un grande romanzo». Succede infatti che per tanti quel Libro non è un grande romanzo, ma annuncio vivo di speranza, di vita, di amore, di accoglienza, di uscita da sé per servire, come è stato ed è ancora per tanti che donano la vita per soccorrere e servire: anche nella tristezza presente. Un libro di vita terrena, ed eterna. Lui è “veramente” risorto... Buona Pasqua!
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