martedì 12 settembre 2017
Beniamino era nato povero. La mamma l'aveva persa da bimbo. E a un certo punto era dovuto emigrare, per vivere. Però Beniamino sorrideva sempre, aveva capito le faccende importanti dell'esistenza, e poi in fondo a lui bastava cantare. Cantava canzoni così, Beniamino: «Uccelli che volano liberi tra gli alberi, felici soltanto di esistere, volano e cantano… Non hanno bisogno di sogni, ricordi o fantasie, per ridere, per piangere, per credere, vivere! E dimmi chi mai poi gli sparerà, che scherzi fa la vanità… Ma al mondo esiste l'amore, la gioia e il dolore, l'anima… Dentro agli occhi di un bambino, che col dito punta il cielo e poi chiede se anche lui volerà, se mai alla fine l'amore vincerà…». Solo che per canzoni come +TONDOA»Gli uccelli Beniamino veniva schernito. Eppure lui sorrideva, continuando a cantare più consapevole di altri del senso del vivere. «…Lo so, forse credo alle favole. Alla mia età… Ma cambierà!!! Ascolta quel canto fra gli alberi, nel mondo esiste l'amore, esiste la gioia e il dolore, esiste L'ANIMA! L'ANIMA!». Beniamino finiva sempre col trasformare il suo canto in un grido di gioia. Voleva donare a tutti la sua felicità di esserci, trasformando i valori in musica: ed è questo, in fondo, che oggi ci fa ricordare con affetto Beniamino, detto Mino, Reitano.
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