sabato 28 luglio 2018
Come si sono mossi gli occhi di Gesù dentro la luce solare? Quale traccia del Padre è stato capace di cogliere dentro le cose create? Quale possibilità di parlare di lui con efficacia ne ha tratto? Il primo a scrivere il vangelo è stato Marco. Egli non ha dedicato all'insegnamento di Gesù tanta attenzione quanto i suoi due colleghi Matteo e Luca. Le parabole da lui riportate sono dunque particolarmente preziose. Tra esse si trova quella del seme che cresce da solo (4,26-29). Gesù la apre parlando del Regno di Dio, cioè di tutto l'impegno che Dio mette in campo per liberare l'uomo dal male. Da ciò che succede in campagna, il Maestro ha potuto indicare che l'azione di Dio per sgominare il male è segreta e inesorabile quanto la crescita del seme nel terreno. Bisogna fidarsi come fa il contadino. Subito dopo Gesù narra la parabola del granello di senape (4,30-32). Il seme di questa pianta è inferiore a quello di un puntino lasciato su un foglio da una matita. La partenza è modestissima, ma il risultato finale grandioso. Chi avrebbe potuto immaginare che da una cosa tanto minuscola sarebbero venuti ombra e solidità che invitano gli uccelli a nidificare? Oltre naturalmente alla gradita spezia con cui l'uomo insaporisce il suo cibo. Erbe e alberi sono per Gesù il primo alfabeto con cui si può parlare del Padre.
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