domenica 28 marzo 2010
Un altezzoso, ma confusionario «Elogio della scienza» compare su La Repubblica (lunedì 22) a firma del matematico Piergiorgio Odifreddi. Per costui «i letterati sono ancora peggio dei filosofi, perché della scienza capiscono ancora meno». E non si parli di «mitologia e religione, perché costituiscono i baluardi più avanzati dell'antiscientismo». Per questo scientista non sembra esservi differenza tra scienza e scientismo, che sono, invece, due modi assai diversi e poco compatibili di approccio alla conoscenza della realtà: il secondo, quello difeso da Odifreddi, consiste nel dare alla scienza un valore assoluto, che esclude ogni altra forma di conoscenza. Questo spiega sia l'accostamento da lui fatto tra mitologia e religione (cioè la non conoscenza di due assai diverse «realtà fattuali») sia la definizione di «cariatidi» affibbiata a coloro «che ancora pensano che il cervello maturi di più recitando rosa, rosae, rosae che non imparando a scrivere algoritmi». Non basta: «Il bello è che quello che viene bollato come "scientismo" non è altro che una miscela di tre semplici ingredienti: buon senso, razionalità e rigore. Ciascuno di questi ingredienti è raro, ma se anche fosse casualmente distribuito al 50 per cento, la combinazione di tutti e tre sarebbe comunque posseduta solo dal 12,5 per cento della popolazione: il che spiega la percentuale bulgara degli antiscientisti e la difficoltà degli "scientisti" di far sentire la propria voce». Testuale: una inavvertita odifreddura.

EDUCARE ALLA BANALITÀ
Sul Corriere della sera (mercoledì 24) il prof. Veronesi spiega la sua «prevenzione» dell'aborto: «La via da intraprendere è quella educativa specialmente nelle scuole: educazione sessuale, pillola anticoncezionale, preservativo». E sostiene: «Il vietare non ha alcun valore educativo». Ammesso che sia così, davvero crede che il consenso a una sessualità banalizzata lo abbia? Dopo trentadue anni di "informazione" sessuale gli aborti legali sono tuttora molti più di quelli che le stime più serie denunciavano prima della legge 194 (molto meno di centomila) e più frequenti là dove gli anticoncezionali sono più diffusi. Inoltre: «Secondo le stime dell'Istituto Superiore di Sanità, sono circa 20.000 le italiane ancora schiave dell'aborto clandestino. Una cifra spaventosa, che però non comprende il numero di tutte le straniere costrette alla stessa pratica» (Il Fatto, giovedì 25). Ma per Veronesi «questo è il senso del sostegno che [noi laici] abbiamo dato alla pillola RU 486». Che, comprata su Internet, riporterà la pratica dell'aborto al suo inizio fai-da-te.

COPYWRITER E COPYONI
Era del pubblicitario Emanuele Pirella, morto da poco, la pubblicità dei mini-jeans femminili, il cui irriverente marchio era il nome più caro ai cristiani, accompagnato da due slogan dissacranti: «Chi mi ama mi segua» e «Non avrai altro Jeans al di fuori di me». Per commemorarlo Unità e Manifesto hanno rilanciato (mercoledì 24) quelle trovate: «Non avremo altri pubblicitari all'infuori di te». Se, almeno, Pirella era un copywriter "creativo", quei giornali sono solo banali "copy-oni".

QUATTORDICI A ZERO
Il giorno dopo (domenica 21), Il Giornale (proprietà Paolo Berlusconi) ha dedicato le sue prime14 pagine alla manifestazione del Pdl a San Giovanni e neanche una riga alla Lettera pastorale del Papa alle Chiese d'Irlanda: 14 a 0 o 0 a...?
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