lunedì 15 marzo 2004
«Dio esiste al 67 per cento», afferma uno scienziato britannico sulla base di calcoli matematici (La Stampa,  martedì 9). Più radicale, il prof. Piergiorgio Odifreddi, logico e matematico, ragiona (su Repubblica, sabato 6) sul "non-dio" insieme con l"astronomo Harold Kroto, Premio Nobel 1985 per la chimica e adesso finalmente anche Premio Italgas 2004, che si definisce «per ora ateo militante», ma «se le cose peggiorano, diventerò un ateo fondamentalista». Odifreddi gongola e lo provoca: perché? Risposta del Nobel: «Credo che ci siano due tipi di persone: quelli che hanno credenze mistiche e quelli che non ce l"hanno [...] L"un per cento dell"umanità ha seri problemi mentali e una buona parte di questi matti trova giustificazioni religiose per la propria pazzia. Altri la trovano nel nazionalismo e nel patriottismo». Aggiunge il nostro Italgas: «La maggior parte della gente vive una vita miserabile e ha un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcosa [...] Solo una minoranza riesce a uscirne e accettare che questa vita è tutto ciò che c"è e che quando è finita è finita». Il Nobel minoritario conclude: «Ma questo è soltanto un tentativo di dirle cosa penso: a certe domande, in realtà, non si può rispondere». Poiché è difficile dire che le risposte riferite siano un pensiero, concordo con Kroto e ne traggo una deduzione logico-matematica. Gli atei, a cominciare dalla definizione che si danno di sé, presuppongono sempre Dio, sia pure soltanto per farne soggettivamente a meno. Insomma, proprio negandolo lo confermano. Sono gli atei la migliore prova dell"esistenza di Dio.
IL SENSO DELLA VITASecondo Umberto Galimberti (D - la Repubblica delle donne, sabato 6) «il problema del senso e della ricerca di senso (della vita) appartiene solo alla cultura cristiana [...] Non è quindi una prerogativa "umana"». Ne dubito, ma lo prendo per un riconoscimento. E però aggiunge: «Non è che nella nostra cultura cristiana [...] ciò che chiediamo in realtà è solo il "senso del dolore"? Pare infatti che quando qualcuno incontra la felicità, non si pone mai la domanda "che senso ha la felicità?"». Se parliamo di felicità, quella vera, parliamo di Dio e allora la domanda non serve più.
OVOCULTURAPer negare ogni valore di persona al concepito, basta chiamarlo «ovulo fecondato» invece di embrione. Di colpo tutta la questione del "chi egli sia" è cancellata e i suoi diritti di cui, anche per negarli, si parla tanto, vengono ridicolizzati, che è peggio che cancellati. Potrete chiamarli, infatti, i «diritti dell"ovulo» come fa Eva Cantarella con un elzeviro, scritto in Antilingua, che apre la «terza pagina» del Corriere della sera (martedì 2), quella da sempre considerata nei giornali, anche se ha cambiato collocazione, la pagina della cultura. Della cultura?
OVERDOSISul Giornale (giovedì 11) Silvia Kramar parla di «overdose di cattolicesimo». Anche Marx parlava della religione come oppio dei popoli. Ora lui dorme dimenticato per overdose di marxismo mentre i cattolici sono svegli e vegeti e chi è a rischio di letali overdosi (di stupido laicismo) sono proprio i "laici".
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