domenica 10 novembre 2013
Mi colpiva, in mia suocera, l'affetto che mostrava per la sua famiglia d'origine. Sembrava quasi una predilezione: che io trovavo eccessiva, sproporzionata; mi infastidiva. Ma adesso sono condannato a tutti i contrappassi: diventato vecchio (quant'era mia suocera alla fine) provo un attaccamento simile al suo per la famiglia da cui sono nato. Lo credo, pensandoci, comune a molti vecchi. Forse fa parte d'una regressione patologica, dentro una falsa ciclicità della vita. O comunque della terribile nostalgia dei tempi più lontani. Nostalgia di che cosa, in particolare? Quei tempi possono essere stati assai duri da vivere: e non è detto che la memoria li mistifichi sempre, nascondendone fatiche e dolori, ed enfatizzandone i tratti positivi. Può darsi allora che l'affetto e la nostalgia di cui stiamo parlando siano resi più intensi dalla delusione dei vecchi per i tempi che adesso gli tocca vivere. I vecchi sono buffi, nei loro malumori: come certi adolescenti si sentono incompresi (talvolta non a torto). È anche possibile un'ipotesi meno pessimistica. In mancanza di meglio, i vecchi usano raccontare, e raccontarsi, di quando erano bambini, ragazzi, studenti di liceo o dell'università… E i narratori, in quanto tali, sono portati ad amare, belle o brutte che siano, le loro storie.
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