mercoledì 6 novembre 2019
Gjekë Marinaj è un poeta albanese, nato nel 1965, dissidente in patria sotto il tallone del dittatore Enver Hoxha. Dal 1991 vive negli Usa. Per far capire che cos'era l'Albania di Hoxka, Marinaj ricorda che due poeti furono giustiziati nel 1977, non per aver criticato il governo, ma per non essere abbastanza ardenti nel loro sostegno. Nel 1990 la sua poesia intitolata "Cavalli" divenne emblema di opposizione al regime. Avvicinato da un agente della polizia segreta, Marinaj capì che al più presto avrebbe seguito la sorte dei due colleghi nel 1977, e immediatamente decise di trasferirsi, con la moglie Dusita, in America, dopo aver peregrinato in diversi Paesi europei svolgendo lavori materiali per mantenersi. Attualmente insegna nel Richland College di Dallas. Viene da Corato (Bari) la traduzione di Sketches in Imagination (Schizzi d'immaginazione) di Gjekë Marinaj a cura di Giovanni Romano (pp. 178, euro 12). È un affaccio sulla cultura albanese, poco frequentata al punto da non comparire neppure nel sempre fondamentale Orfeo ("Il tesoro della lirica universale") di Vincenzo Errante ed Emilio Mariano, dove ci sono pagine dedicate alle letterature Bulgara, Catalana, Cèca, Croata, Georgiana, Islandese, Serba, Slovena… ma dell'Albania niente. Nella Prefazione a Schizzi d'immaginazione, Angela De Leo scrive: «La poesie di Marinaj non hanno metrica né rima, ma abbondano di strabilianti metafore, di straordinarie similitudini, di inconsuete personificazioni». È proprio così. Per esempio: «Di nuovo si è tramutata in corrimano / la facilità di dire parole»; «Dietro la nota "Si" la chiave di "Sol" si acquatta / conta con le dita intorpidite». Marinaj ha chiamato Protonismo, un metodo raccomandato per la pratica della critica letteraria. Il nome è una metafora attinta dalla fisica dell'atomo: invece di soffermarsi sull'elettrone volatile, leggero e negativo, il critico protonista si occupa del protone duraturo, pesante e positivo. La teoria del protonismo comprende cinque princìpi centrali: verità, indagine, restituzione, protonismiotici ed etica. Con nostalgia e realismo, il poeta non dimentica la sua terra d'origine, e il paesaggio svaria dalla baia di Ha Long, al profilo di New York, al Kosovo sofferente, alla Bosnia del 1995. C'è anche, ironica ma non troppo, un'"Ode al dollaro americano". Il tema di fondo, però, è l'amore, condiviso con la moglie Dusita, alla quale dedica anche "Un regalo per San Valentino" che si conclude così: «Sperando di non smettere mai di meravigliarci / Tu e io / ancora continuiamo a chiederci / come a nostro agio ci facciano sentire le tempeste». Con la gratitudine verso il traduttore Giovanni Romano, che ci ha fatto scoprire questo inaspettato poeta, leggiamo per intero questa poesia: «Le mattine io le brucio amando / e a mia insaputa mi ustiono. // Le sere litigo con le preoccupazioni di giorno / (e anche quelle dei nostri tempi) / e a mia insaputa mi inaridisco. // In sogno muoio per l'umanità (e perché non da sveglio?) / e a mia insaputa mi riscopro vivo. // Così più ardente mi sento / mentre viaggio fino al fondo senza fondo / dell'amore».
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