Dal buio della schiavitù alla luce della santità
martedì 8 febbraio 2022
Dal dolore e dalla sofferenza che tolgono il fiato e calpestano la speranza è possibile risorgere: la luce di Dio è sempre dietro l'angolo in attesa di essere scoperta e di condurci verso la gioia piena. Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana morta a Schio (Vicenza) nel 1947, è stata testimone proprio di questo percorso verso la pace. I primi anni della sua esistenza – era nata nel 1868 in Darfur – furono segnati dalla schiavitù: tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all'altro, tra atroci sofferenze. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani, che, una volta tornata in Italia la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia), i Michieli. Divenuta la bambinaia della loro figlia, Alice, Bakhita per un periodo venne inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo e trovò la vocazione: nel 1890 ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Visse poi il suo ministero da religiosa a Schio, dove per 50 anni fu un esempio di santità umile e quotidiana.
Altri santi. Evenzio, vescovo (IV sec.); san Girolamo Emiliani, fondatore (1486-1537).
Letture. Romano. 1Re 8,22-23.27-30; Sal 83; Mc 7,1-13.
Ambrosiano. Sir 28,13-22; Sal 30 (31); Mc 7,31-37.
Bizantino. Ef 6,10-17; Mt 4,1-11.
t.me/santoavvenire
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