Apostolo dei carcerati, maestro di teologia
mercoledì 23 giugno 2021
La fede è una fiaccola che guida le nostre azioni e illumina gli angoli bui dove l'umanità spesso viene abbandonata a se stessa: è un messaggio di passione e di speranza quello che oggi ci propone la figura di san Giuseppe Cafasso. Dietro al suo soprannome, “prete della forca”, c'è una vicenda umana intensa e un servizio appassionato vissuto tra la cattedra di teologia morale e il braccio della morte, accanto ai condannati. Cafasso era nato a Castelnuovo d'Asti nel 1811 e a 22 anni era già prete: per l'amico don Giovanni Bosco, don Giuseppe era un “modello di vita sacerdotale”. Una testimonianza resa anche nell'insegnamento della morale a Torino, una strada sulla quale lo aveva messo il moralista don Luigi Guala e che lo vide per 24 anni dedicarsi alla formazione dei preti. Sempre su invito di Guala, Cafasso portò avanti anche l'impegno della catechesi e dell'assistenza a lavoratori, giovani, famiglie e ai carcerati, specie dei condannati a morte. Morì nel 1860.
Altri santi. Santi Martiri di Nicomedia (303); beata Raffaella Santina Cimatti, religiosa (1861-1945).
Letture. Romano. Gen 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt 7,15-20.
Ambrosiano. Dt 16,18-20;17,8-13; Sal 24 (25); Lc 7,11-17.
Bizantino. Rm 15,7-16; Mt 12,38-45.
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